Fini, il sub pavone: "Ho scoperto un'ancora"
Su "Gente" le foto della sua nuova impresa: così il leader Fli cerca di tornare a galla dopo lo scandalo della scorta
di Andrea Scaglia Epico Fini, subacqueo provetto e temerario, che s'immerge negli abissi grossetani per riconsegnare all'umanità l'antica àncora d'un galeone colà affondato tre secoli or sono. Dice: ma cos'è, il solito sarcasmo da due cent rivolto contro il presidente della Camera? Macché, non fate i permalosi: l'impresa è vera, la racconta lui stesso al settimanale Gente, e sembra di leggere il Verne di Capitano Nemo. «Mi trovavo a 40 metri di profondità, intento a rimuovere una rete da pesca incagliata negli scogli [rumore di bolle e respiratori e squali che s'aggirano minacciosi, ndr]. E l'ho vista: un'àncora antica di grandi dimensioni, probabilmente appartenente a un galeone affondato nel 1700». Che perizia! E che occhio archeologico! Ma non è tutto. Così prosegue: «L'àncora è stata misurata, recuperata e, dopo il restauro, verrà consegnata al Comune di Monte Argentario per essere esposta nella piazzetta della Guardia Costiera». Gesto nobile ancorché dovuto, e comunque sempre rivolto alla collettività come si conviene a un uomo delle istituzioni. Tra l'altro, così ci si potrà finalmente dimenticare di quell'altro pasticcio sottomarino, risalente a quattro anni fa, quando - senz'averne contezza, s'intende - lo stesso Fini s'immerse in un'area a protezione integrale del parco nazionale dell'arcipelago toscano, ricevendone pubblici cazziatoni e private contravvenzioni - e per la verità lui educatamente si scusò, «è stata una colpevole leggerezza». Basta, storia passata, finalmente questa del galeone la cancella del tutto. (E se qualcuno avanza delle perplessità sull'episodio, come riferito in queste stesse pagine, non se ne curi il subcomandante di Fli, poiché è nell'ordine delle cose: dicono che l'ambiente dei sub, in quanto a invidie, sia quasi peggio di Montecitorio). Al di là della facile ironia, si potrebbe poi ipotizzare che questo servizio pubblicato su uno dei più diffusi rotocalchi rientri anche in una strategia di comunicazione, per rilanciare l'immagine finiana invero non più scintillante come un tempo, ed ecco, anche questo ci sta. Mica è l'unico, figuriamoci: da Arcore, per dire, di patinati resoconti familiari ne confezionavano a cadenza pressoché regolare (e non si può dire abbiano portato benissimo), e alla storia passò il Di Pietro alla guida d'un trattore che manco Mussolini. La verità è che quasi non c'è leader di partito o ufficio stampa - a destra come a sinistra - che non si sia mai lisciato il profilo in favor di rotocalco. (Mica solo in Italia. Nel senso: il Fini in immersione che recupera l'àncora settecentesca tanto ricorda il Putin che, un anno fa, se ne uscì trionfante dal Mar Nero con due anfore a suo dire dell'antica Grecia, e però il web smascherò la bufala: i vasi sembravano appena usciti dall'Autogrill, e in quel punto la profondità è di circa due metri...). Resta il fatto che, per Fini - e in vista delle imminenti elezioni - un rilancio d'immagine in questo scorcio di fine ferie è forse particolarmente importante. Per via delle non esaltanti percentuali di cui è accreditata Futuro e Libertà, e anche dopo la feroce polemica seguita alla denuncia di Libero, quella sulla sua scorta ospitata in albergo balneare per mesi anche in assenza del protetto e in attesa del suo possibile arrivo, il tutto a spesa pubblica. Proprio su questa vicenda è in qualche modo tornato proprio Fini, sempre nelle dichiarazioni rilasciate a Gente. «Il ministro Cancellieri ha preannunciato la volontà di rivedere tutte le regole relative alla sicurezza, scorte comprese. Sono certo che lo farà, e avrà il mio pieno consenso». E poi, stavolta in senso più precisamente politico: «Il mio candidato premier? Mi piacerebbe se per la prima volta a Palazzo Chigi ci fosse una donna». Per poi prefigurare la collocazione di Fli: «Futuro e Libertà contribuirà a rendere possibile un'alternativa di governo liberale riformatrice e democratica rispetto al tradizionale confronto tra Berlusconi e Lega da una parte e Bersani e Vendola dall'altra». Ecco, così sì che è più chiaro. P.S. Ad articolo ormai concluso, passa il collega maniaco di aforismi e ci allunga questo di Coelho: «Ciò che fa annegare non è l'immersione, ma rimanere sott'acqua». La corsa verso le elezioni è cominciata, c'è necessità di tornare a galla. Qui ci vogliono due bombole così.