Assunzioni fuorilegge: Montiboccia Vendola "manibucate"
Annullato il provvedimento con cui la Regione Puglia mirava a prorogare il contratto a 800 fra medici e infermieri precari
di Cristiana Lodi Non più tardi di dieci giorni fa, il paladino della sinistra e della legalità Nichi Vendola, ha proferito il suo verbo: «Mi candido alle primarie del Pd per fare il capo del governo». Vorrebbe guidare il Paese, il leader di Sel. E nella nascente intesa con Pier Luigi Bersani, il governatore della Puglia, ha perfino ostentato un titolo: “Il Polo della Speranza”. Se non fosse che l'anima bella della liceità ha ufficializzato ogni parola in una conferenza stampa convocata nella sede del partito, l'annuncio potrebbe sembrare una barzelletta. Ieri, infatti, il Consiglio dei ministri ha impugnato il bilancio della regione guidata da Vendola, considerandolo fuori legge. In contraddizione con il piano di rientro dal disavanzo sanitario, concordato fra la Regione e i dicasteri della Sanità e dell'Economia. L'eroe della trasparenza, che si propone come guida salvifica del Paese, ha infatti varato una norma (lo scorso 3 luglio) di variazione (ossia di aumento) del bilancio per l'anno 2012. Significa che l'aspirante premier, in questo conclamato momento di crisi, anziché contenere i costi, ne ha legiferato l'aumento. Violando così i principi fondamentali della finanza pubblica. Oltretutto di competenza dello Stato e dunque non modificabili con una legge regionale. Un assioma ineludibile, il rispetto dei principi fondamentali della finanza pubblica, soprattutto in un momento di economia asfittica. Di spread alle stelle e borse che corrono sulle montagne russe. Ovvio che i ministri di Mario Monti abbiano impugnato il bilancio della Puglia considerato illegittimo. E si siano decisi a ricorrere alla Consulta. Secondo il governo, la legge varata da Vendola, «contiene disposizioni in contrasto con il piano di rientro dal disavanzo sanitario e con i principi in materia di ordinamento della finanza pubblica e, pertanto, viola l'articolo 117, comma 3, della Costituzione». Il fulcro e il motivo dell'aumento dei costi da parte del governatore con l'orecchino, ruotano intorno ai cosiddetti “destabilizzati”. Nientemeno che 800 fra medici e paramedici in tutta la Puglia per i quali era stata decisa la conferma in corsia, per altri sei mesi. Una deroga per la quale la Regione si era battuta (alla faccia della necessità di contenere la spesa) in nome della salvaguardia del personale medico negli ospedali. E anche di 149 milioni di risparmi ottenuti attraverso altri tagli. Il consiglio dei ministri ha impugnato quegli articoli, varati da Vendola, che consentivano ai direttori generali di prorogare i contratti a quasi un migliaio di persone. Non male, come piano di rientro e di risparmio. Come non bastasse, la Regione aveva anche autorizzato le aziende sanitarie aventi i conti in rosso, a prorogare i contratti dei dottori. Un effetto deflagrante sulla finanza. Ha dunque un bel dire, il governatore pugliese che minaccia di candidarsi alla guida dell'Italia, quando dichiara a un quotidiano: «Io sono un leader politico. Mi batto contro il governo Monti che danneggia il Paese. Mi chiedo perché il centrosinistra in parlamento debba consentire a questo esecutivo di fare, ancora peggio, le cose che noi abbiamo contestato a Berlusconi». L'assessore pugliese alle Politiche della salute, Ettore Attolini, davanti alla bocciatura di Monti non fa una grinza: «L'impugnativa proposta dal governo nei confronti dell'articolo della legge di assestamento di bilancio, non desta preoccupazioni per la gestione del personale della sanità della Puglia». E ancora: «La Regione ritiene legittime quelle norme, ma anche in caso di annullamento da parte della Corte costituzionale non ci saranno effetti per il personale, anche grazie alla giunta che ha approvato le piante organiche e l'utilizzo del personale sanitario». Come dire: tutto resterà uguale. A prescindere dalla decisione della Consulta. In nome di Nichi Vendola. Emblema della sinistra e della legalità.