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Festività, marcia indietro del governo: non verranno abolite

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I ministri bocciano il progetto per tre motivi: non si risparmia abbastanza, non ci sono precedenti europei e si rischia di creare tensioni tra dipendenti e datori di lavoro

Giulio Bucchi
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  Il Cdm ha deciso di non accorpare le festività nazionali. Secondo indiscrezioni, il governo aveva in mente di accorpare le feste patronali e non solo per guadagnare giorni di lavoro e aumentare la produttività. Tesi discutibile oltre che impopolare. E infatti, alla fine, il consiglio dei ministri ha detto no "per tre ragioni", si spiega nel comunicato al   termine della riunione di oggi a palazzo Chigi. La prima è che "secondo le stime della Ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio". Inoltre, non esistono "previsioni normative" a livello europeo "che accorpino le celebrazioni nazionali e le festività dei Santi Patroni". Ed, infine, "perché l'attuazione della misura nei confronti dei lavoratori privati violerebbe il principio di salvaguardia dell'autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro".  

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