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Maglie: Ecco perché il Cav non può tirar bidoni

Età e sondaggi non contano: per un ritorno efficace occorre fare pulizia nel partito, evitare le sparate e presentare un programma serio

Giulio Bucchi
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Il Cav è tornato, ma quanto è cambiato? Davvero crede che la sua faccia straordinaria e la sua disinvoltura eccezionale, tanto più se paragonate col materiale umano esistente, siano sufficienti? Non è più così, se gli dicono invece di sì gli mentono, che lo sappiano o no. Crede che basti un nome nuovo, come fecero e continuano a fare i comunisti italiani, salvo poi dimostrarsi sempre quelli che non ti fanno neanche votare? Nel suo elettorato deluso, tra i giovanotti ultra liberal che potrebbero essere la sua nuova falange, c'è chi non si ricorda nemmeno che cosa fu Forza Italia, per età o per incultura politica, per diffidenza, tant'è.  Non ha qualcosa da dirci, qualche colpa grave da ammettere esplicitamente, tasse non diminuite, riforme indispensabili mancate, bugie sulla situazione del Paese, e dunque qualche promessa per il futuro da fare giurando che stavolta non la tradirà? Non ha qualche coglione da cacciare, che poi sono parecchi, che si accomodino e facciano un nuovo partito, o anche due, dopo tanto danno fatto al suo? Lo sa che l'età non c'entra, anche perché godiamo di gagliardo presidente della Repubblica quasi novantenne, e perché il giovanilismo è l'ultimo degli imbrogli all'italiana, ma anche che l'età e l'esperienza non sono più l'alibi per imbrogliare nessuno?  Potrebbe essere il mantra dei prossimi mesi, ma sarebbe meglio se la domanda e il tormentone si esaurissero invece nel giro di qualche settimana al massimo. La cosa è possibile solo con una risposta seria, e la risposta può darla solo lui, il Cav, possibilmente mettendoci la faccia e la voce, non affidandosi a intervista, nemmeno se a giornale straniero prestigioso, tantomeno a esegeta o guru del giorno, badanti please astenersi, possibilmente evitando l'effetto “un passo avanti e due indietro”, causato da rettifiche e o smentite del giorno seguente.  Il momento è grave e solenne, a nessuno in realtà viene in mente di irridere sul serio al ritorno del Cav. Chi lo fa, quanto chi si indigna, nasconde un timore neanche tanto sottile. Chi, chiamandosi Pierluigi Bersani, ovvero essendo un leader agghiacciante di un partito abbastanza esposto al freddo, dichiari che il ritorno del Cav è appunto agghiacciante, dovrebbe almeno cambiare ghost writer, o acquisirne infine uno degno di questo nome. Ma ripresentarsi non basta, questo al Cav dovrebbe essere chiaro, né basta un sondaggio o il rispolvero di un vecchio nome che nacque glorioso e liberale, e quando fu buttato sotto un predellino, era già stato allegramente sepolto dal tax and spend,  spreca denaro pubblico e intanto fregali aumentando le tasse, di cui i democristiani e i comunisti sono sempre stati maestri, ma che lui aveva lasciato rientrare dalla porta principale. Forza Italia non basta evocarla, bisogna volerla , bisogna aver capito che se è sempre stato l'unico modo etico di governare, oggi è da una parte l'unica via d'uscita, dall'altra l'unico momento propizio per farlo digerire agli italiani statalisti e assenteisti, l'ultimo momento possibile per ridare fiducia agli italiani imprenditori piccoli e medi, sui grandi stendiamo un velo pietoso, comunque si stiano riciclando. Se non è così, se non intende scusarsi profondamente e intimamente, se non è pronto a provare a far credere che gli è tornata la voglia liberale, liberista e libertaria grazie alla quale salvò il Paese, ma anche sé stesso e i suoi affari, dalla morsa gelida e vischiosa di Tangentopoli tanti anni fa, allora lasci perdere. Avrà solo delusioni, farà brutte figure.  Ha tenuto in piedi un governo imbelle   acquistando voti e dando strapotere agli ex An rimasti dopo il tradimento di Fini, non ha chiesto le elezioni quando doveva e poteva, non ha fatto la faccia feroce a Merkel e Sarkò, perfino la Libia si è trangugiato, ed è stata amara, infine ha fatto un passo indietro non dovuto, si è fatto intortare da un bel complottone internazionale ma anche da grandi e piccoli congiurati della sua corte, ha lasciato al delfino sbagliato, democristiano e talmente provinciale da non avere nello staff nemmeno uno che non fosse di Agrigento, fan del solito Casini e del calderone democristiano, che francamente non se ne può più.  Oggi il Cav deve parlare, essere chiaro, delineare se ce la fa un soggetto politico completamente nuovo, poi lo chiami come gli pare. Gli servono persone nuove, contenuti forti, ideologia leggera, speranza da iniettare in un corpo agonizzante. Gli serve anche un po' di populismo,  come ridurre il numero dei parlamentari e i loro privilegi; sappiamo tutti che è poca roba, ma è giusto in linea di principio e scava la fossa a Grillo. Scelga quale che sia il porcellum persone credibili, popolari, esperte, anche se nuove alla politica, a casa gli sputtanati di ogni sesso. Il programma dica poche cose: riduzione della spesa pubblica, riduzione delle imposte, liberalizzazioni, riforma della scuola e dell'università, sistema pensionistico a capitalizzazione privata, riforma sanitaria, possibilità di fare impresa subito e con poca burocrazia, decentramento dei poteri. Infine, se gli riesce ancora, parli al cuore delle persone, che oggi è in un inverno perenne. Dica loro che c'è ancora un progetto per l'Italia. Sennò ci lasci al nostro destino. di Maria Giovanna Maglie

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