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Monti gela Pd e centristi"Dopo il 2013 mi ritiro"

Matteo Legnani
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Chissà se la sua è pretattica o la verità. Nella conferenza stampa tenuta oggi, martedì 10 luglio, a Bruxelles a conclusione dell'Ecofin (la riunione dei ministri dell'economia dei paesi Ue), il presidente del Consiglio Mario Monti ha escluso categoricamente di "proseguire l'impegno di governo dopo le prossime elezioni politiche". Una posizione che il Prof aveva già espresso in passato, ma mai con tale chiarezza. E che arriva proprio in un momento in cui una parte consistente delle forze politiche sta lavorando alla costruzione di una larga intesa a sostegno di Monti anche dopo il 2013. L'ipotesi (una sorta di grosse koalition con un Monti-bis a carattere non tecnico, ma politico) piace in primis ai centristi di Casini, che farebbero asse con il Partito democratico ( a sua volta indeciso se stare con Pierferdy o andare col duo vendola-Di Pietro). Ma non dispiace nemmeno a una parte del Popolo della libertà: ne aveva parlato, qualche giorno fa, lo stesso Berlusconi sostenendo la necessità di un'intesa con Pd e Udc a sostegno di Monti per non finire politicamente marginalizzato. Ipotesi alla quale, peraltro, si era vigorosamente contrapposto Angelino Alfano, sicuro che "alle elezioni del 2013 Pdl e Pd si troveranno su fronti opposti, a garanzia del pluralismo". Una spaccatura  che solo Silvio Berlusconi candidato premier potrebbe probabilmente sanare, forte di una riforma elettorale ora invocata da ogni dove. La delusione dei 15 del Pd - Il "passo indietro" di Monti avrà deluso i quindici espondenti del Pd (tra i quali Alessandro Maran, Pietro Ichino, Enrico Morando, Giorgio Tonini, Marco Follini, Paolo gentiloni, Stefano Ceccanti) che in una lettera al Corriere della Sera avevano auspicato che il partito portasse avanti l'agenda del governo nella prossima legislatura "per rendere credibile questo proposito, che corrisponde alle aspettative della maggioranza degli italiani". "Noi - sottolineano i firmatari della lettera-documento - vogliamo operare, nell'immediato, per il pieno superamento, nel Partito democratico che ha avuto il merito di concorrere in modo determinanate a questa svolta politica, di ogni residuo di ambiguità sul giudizio circa l'azione svolta fino ad oggi dal governo Monti. Al sostegno, col voto   parlamentare, delle iniziative di riforma, si sono troppo spesso accompagnate critiche aspre e manifestate intenzioni di revisione, non  ispirate al superamento delle lacune, certamente presenti, ma all'obiettivo di inaccettabili inversioni di marcia".   Le posizioni di Pdl e Di Pietro - Nel Pdl le posizioni sono divergenti, e a fronte di una consistente maggioranza contraria alla candidatura di Monti per il 2013 (spiccano Gasparri, Santanchè, Crosetto e Brunetta), altri caldeggerebbero un governo del professore bis. Alfano non ha mai sostenuto pubblicamente una nuova versione dell'esecutivo tecnico, mentre Berlusconi ha mostrato un atteggiamento più ondivago e aperto all'ipotesi. Chi non ha dubbi, invece, è Antonio Di Pietro: "Per quanto ne so io, Monti è  stato mandato in Europa a fare il commissario per grazia ricevuta, il presidente del Consiglio per grazia ricevuta, il senatore a vita per grazia ricevuta. Stia per grazia ricevuta al suo posto e consegni il Paese ad un governo politico che abbia un programma nell'interesse dei cittadini e non solo dei potentati".  

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