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Serra, Veronesi, Eugenio: Repubblica delle bananate

"Gianfranco mollò Berlusconi perché si vergognava del G8 2001", "I ragazzi fumano marijuana per contestare la violenza della società", "No alle intercettazioni". Sagra delle castronerie sul giornale di Scalfari

Giulio Bucchi
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Marijuana libera? Una battaglia che Repubblica ha abbracciato con convinzione sposando la proposta di Roberto Saviano. Ultimo nell'elenco degli anti-proibizionisti è Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità del governo Amato (2000-2001), iscritto al Partito democratico e oncologo di fama. In un editoriale pubblicato dal quotidiano diretto da Ezio Muro, Veronesi parte da lontano (le politiche Usa negli anni Venti, le ipocrisie sul tabacco) ma si ferma al 1969, l'anno di Woodstock. Sociologia fumosa - Da tardo hippie invecchiato male, lo scenziato si avventura in una tesi sociologica da brividi: "La droga è la materializzazione del rifiuto dei ragazzi di una società violenta e ingiusta". Sembra una battuta di un giovanissimo Gabriele Muccino in Come te nessuno mai, storia di okkupazioni liceali e ribellioni giovanilistico-libertine. E invece è la conclusione di un autorevole (?) endorsement. Fascisti e macchine del tempo - Se Veronesi è fermo a Woodstock, Michele Serra è imprigionato a Genova. Ma nella sua Amaca domenicale, il commentatore satirico di Repubblica riesce ad attivare una notevole macchina del tempo tra 2001 e 2010. All'epoca del G8 e delle violenze alla Diaz e a Bolzaneto, la sinistra accusò l'allora vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini di aver protetto la "macelleria messicana" dei poliziotti e aver guidato, dalla sala operativa della Questura di Genova, la repressione feroce sui giovani no global. Bene, il Fini fascista ora non esiste più e secondo Serra è merito anche di Genova. "L'ipotesi - scrive Michele - è che i fatti della Diaz non siano estranei al successivo strappo di Fini (con Silvio Berlusconi, ndr) e al suo tentativo di costruire (o forse di inventare) una vera destra liberale". Quello strappo arrivò solo nel 2010, 8 anni e mezzo dopo. Come macchina del tempo va un po' a rilento, figuriamoci come "ripensamento idelogico". Però per dare del fascista residuale a Berlusconi fa brodo pure questo, perché nella Repubblica delle bananate può succedere di tutto. I colpi di sole di Eugenio - Anche che Eugenio Scalfari parli con Mario Draghi di Balotelli e dica no alle pubblicazioni delle telefonate sulla trattativa Stato-mafia che potrebbero imbarazzare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Priorio lui, Scalfari, che con Repubblica ha cavalcato per anni gossip, intercettazioni, telefonate imbarazzanti. Altro che marijuana libera.

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