Fini sta per scomparire: gli resta solo Bersani
Fli al 2%, Gianfranco disperato: "Siamo apolidi della politica. Moderati? Espressione che non mi dice più nulla". Per questo nel 2013 andrà con il Pd
Lui definisce quelli di Futuro e Libertà "apolidi della politica" per pararsi la schiena da accuse ben più volgari. Eppure la strategia di Gianfranco Fini ormai fa acqua da tutte le parti. Il Fli da ipotizzata (dal presidente della Camera) forza trainante di un nuovo centrodestra senza Silvio Berlusconi si è ritrovato nel giro di un anno e mezzo a percentuali nei sondaggi sempre più vicine ai prefissi telefonici (oggi lo danno al 2%, e pure calante). Non è chiaro se questa crisi senza uscita sia la causa o la conseguenza di una perdita di peso politica irrimediabile: altro che forza trainante, i futuristi sono un peso morto per Pierferdinando Casini, il vero leader dei moderati. Non tanto per i numeri (l'Udc non ha fatto boom nei sondaggi pre-elettorali) ma per la capacità di coagulare interessi, nomi, progetti. E' Casini il gran sostenitore di Mario Monti, è sempre Pierferdy il gran tessitore degli scenari del 2013, con tutte le ipotesi sul tappeto: Montezemolo, Bersani, Monti bis. Con Bersani per sopravvivere - E Fini? Sta a guardare e fa due conti: con un misero 2%, se Fli correrà da solo, in parlamento non ci arriverebbe nemmeno. Bisogna arrangiarsi, turarsi il naso e salire sul carro dei possibili vincitori. E pazienza se su quel carro c'è anche Pierluigi Bersani, leader del Partito Democratico. L'ex missino Fini con il capo della sinistra? "L'espressione moderati non dice più nulla", è costretto ad ammettere Fini sulle pagine del Messaggero (il giornale del suocero di Casini, Caltagirone). Roberto Menia, che non si rassegna a scordare l'anima di destra del gruppo, rinfaccia all'amico il tradimento ideologico e nel frattempo contribuisce a ridimensionare sempre più il ruolo del falco (in confusione) Italo Bocchino. Gianfranco fa spallucce e bolla Menia come "pessimista cosmico". E fa finta di dimenticare le tante figure da voltagabbana su presidenzialismo (prima sì, poi no), lotta all'immigrazione clandestina (addio legge Bossi-Fini) e tutela della famiglia (con aperture alle coppie gay). Bersani e Casini perdoneranno pure, gli elettori no.