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Il piano di Monti: premier anche dopo il 2013

Giulio Bucchi
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  Dietro al "vietato criticarmi" lanciato all'indirizzo del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, Mario Monti nasconde un ricatto ben più consistente: vuole restare premier anche dopo il 2013. Non con un accordo di "congelamento" come pensato, sussurrano in molti, dall'Udc, ma con un sostegno politico guadagnato al centro, naturalmente, e nel Pd. Proprio Casini (con Montezemolo a latere) e Bersani, non è un segreto, pensano al professore per una coalizione politico-tecnica da proporre agli elettori. E Futuro e Libertà di Gianfranco Fini pronto, pur di non sparire, ad appoggiare la creatura. Se ne parla a settembre - Con una carta in più da giocare: l'appoggio dell'Europa. Perché l'Ue, e anche questo non è un segreto, preme per avere Monti alla guida dell'Italia. Secondo i poteri forti a Bruxelles e Strasburgo (e Francoforte, sede della Bce) solo Mario è in grado di garantire all'Unione un futuro, grazie all'attività di mediazione su Angela Merkel e Berlino per la riforma delle istituzioni e dei patti continentali. "Io nel 2013? Vedremo, a settembre", avrebbe confidato lontano dai microfoni Monti ad Aix en Provence, ospite di un incontro con alcuni dei grandi protagonisti della politica e dell'economia europea. "Penso che se dessi oggi una disponibilità non farei del bene al mio governo". Eccola, la preoccupazione del prof: finire il lavoro nel migliore dei modi, garantendosi una maggioranza placida. Tanto placida che una parte di quella maggioranza potrebbe sostenerlo anche quando non sarà più un tecnico, ma "semplicemente" un candidato premier.  

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