Napolitano "scopre" le intercettazioniOra tocca a lui dire: "Non ci sto"
Il Colle furioso: contro di me una campagna basata sul nulla. Bisogna riformare la legge sulle intercettazioni
Una campagna di insinuazioni e sospetti costruita sul nulla». Con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano liquida il presunto coinvolgimento del Quirinale nella vicenda della presunta trattativa tra Stato e mafia, per cui l'ex presidente del Senato Nicola Mancino è indagato per falsa testimonianza. Napolitano intende prendere posizione, dunque, rispetto alle indiscrezioni apparse su diversi giornali a proposito di un suo intervento a difesa di Mancino: agli atti dell'inchiesta condotta dai pm Ingroia e Di Matteo ci sono numerose conversazioni intercettate tra lo stesso Mancino e il consigliere del Quirinale per gli Affari giuridici Loris D'Ambrosio. Come rivelato da «Panorama», brani di colloqui tra l'ex vicepresidente del Csm e inquilino del Colle sarebbero finito all'attenzione dei magistrati e poi distrutti in quanto penalmente irrilevanti. Politicamente, meno. Scoop di «panorama» Le parole stizzite di Napolitano su fatti riecheggiano, sia pure in condizioni e tempi molto diversi, il famoso «Io non ci sto» che proprio nel '93 pronunciò l'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in un messaggio a reti unificate con cui intendeva chiamarsi fuori dallo scandalo dei fondi neri del Sisde. Proprio sul cruciale tema intercettazioni il capo dello Stato sostiene che si tratta di «una questione da risolvere con largo consenso». Attorno a Napolitano fanno quadrato il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale dichiara senza termini: «Irresponsabile delegittimare il Quirinale». Il riferimento è soprattutto al leader Idv Antonio Di Pietro, secondo cui «nessuno, neanche il presidente della Repubblica, è al di fuori della legge». «In questi giorni», afferma il presidente Napolitano, mentre si trova all'Aquila per la festa della Guardia di Finanza, «è stata alimentata una campagna di insinuazioni e sospetti sul presidente della Repubblica e sui suoi collaboratori costruita sul nulla». Il capo dello Stato aggiunge poi che «si sono riempite pagine di alcuni quotidiani con le conversazioni telefoniche intercettate in ordine alle indagine giudiziarie in corso sugli anni delle più sanguinose strage di mafia del '92-'93 e se ne sono date interpretazioni arbitrarie e tendenziose e talvolta perfino manipolate». Napolitano riafferma poi «l'assoluta correttezza della presidenza della Repubblica e dei suoi collaboratori».. E ancora: «Continuerò, perché è mio dovere e prerogativa, ad adoperarmi affinché vada avanti nel modo più corretto ed efficace, attraverso il necessario coordinamento, l'azione della magistratura. I cittadini possono stare tranquilli. Terrò fede ai miei doveri costituzionali». Governo quadrato Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro Cancellieri, anche lei all'Aquila per la festa della Gdf: «Sono pienamente d'accordo con il presidente Napolitano: il Quirinale è al di sopra di ogni sospetto». «Il presidente della Repubblica non è al di sopra della legge, come dice l'onorevole Di Pietro», ribatte il leader Udc Pier Ferdinando Casini, «ma nemmeno al di sotto. Ha adempiuto con scrupolo e innegabile correttezza istituzionale al suo ruolo doppio di presidente della Repubblica e del Csm». A parte Di Pietro, quindi, le forze politiche, sia pure con diverse sfumature, difendono il capo dello Stato. Interviene il vice presidente del Senato Vannino Chiti: «Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è uomo al di sopra di ogni sospetto», sostiene Chiti, secondo il quale «è il momento di interrompere ogni forma di inaccettabile delegittimazione nei confronti suoi e dell'istituzione che rappresenta». Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, chiede che si accerti la verità, ma aggiunge che «l'operazione mediatica in corso è chiaramente volta ad allargare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'attacco nei confronti del sistema politico». di Caterina Maniaci