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Primarie Pd e PdlLa politica è rimastasenza veri leader

Un leader è tale perchè ha le qualità e il carisma per emergere e imporsi come tale. Per questo non potrà mai essere scelto dal basso

Matteo Legnani
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La politica italiana è rimasta senza leader, forse per la prima volta nella storia repubblicana. Prova ne è il fatto che anche il Pdl, dopo il Pd che lo fa da anni, abbia deciso di affidarsi allo strumento delle primarie per la scelta del suo candidato premier. Il Partito democratico e le sue precedenti versioni (Ds e Pds) un leader vero non l'hanno mai avuto. Per trovare l'ultimo occorre ricostruire il muro di Berlino e tornare a Enrico Berlinguer, scomparso nell'ormai lontanissimo 1983. Da lì in avanti il partito ha cambiato nomi e numeri 1 senza che dal suo foltissimo gruppo dirigente emergesse un vero leader (tanto che per vincere le elezioni ha dovuto cooptare un esterno, Romano Prodi). Nel centrodestra, invece, il testimone dei leader della Democrazia cristiana era stato raccolto da Bettino Craxi (il Psi degli anni '80 era tutto tranne che un partito di sinistra). E dopo il "vuoto" di Manipulite, ne ha trovato un altro in Silvio Berlusconi, che lo ha guidato col suo carisma fino allo scorso autunno. Proprio nel carisma si riconosce un leader. Un leader è tale perchè ha le qualità, il carisma, la forza per emergere e imporsi come tale. Per questo un leader non può e non potrà mai essere scelto dal basso, come ad esempio con lo strumento delle primarie. Ora che Silvio Berlusconi ha abdicato (rinunciando, sembra di capire, a partecipare alle primarie d'autunno), anche il centrodestra è rimasto senza un leader. I motivi di questa mancanza di successori sono stati analizzati e sviscerati in tanti articoli e saggi. Tra qualche mese, gli elettori del Pdl sceglieranno il candidato premier da opporre a quello della sinistra per il dopo-Monti. Ma non si illudano, così, di aver trovato un leader.

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