"Laureata a mia insaputa" La badante del Trota rinviata a giudizio
Monica Rizzi laureata a sua insaputa. È questa la tesi difensiva che l'ex assessore allo Sport della Regione Lombardia ha postato ieri su Facebook, a commento della notizia che il sostituto procuratore di Brescia Leonardo Lesti ne ha chiesto il rinvio a giudizio per falso in atto pubblico. L'accusa - La vicenda, nota, si riferisce all'incarico che la Rizzi ebbe nel 2005 dalla provincia di Brescia anche grazie all'esibizione di titoli non veritieri. Nel curricum vitae presentato, infatti, la Rizzi oltre al diploma superiore conseguito all'ITGC Olivelli di Darfo Boario Terme, risultava anche diplomata in “Psicologia infantile” presso la “Scuola di specializzazione in Psicologia infantile di Ginevra”. Ed è anche grazie a quest'ultimo titolo che la Rizzi è stata scelta per il progetto “Equal”, che si occupava del rilancio delle imprese sociali e dei parchi del territorio, compresa la Val Camonica. Un incarico della durata di trenta giorni per un importo complessivo di mille euro. La difesa - Fin qui le accuse del sostituto procuratore. L'avvocato della Rizzi, Alessandro Diddi, invece, dice che «presenteremo presto un'altra memoria»; la diretta interessata, sempre sul social network entra un po' più nello specifico: «La verità è che resta aperta un'ulteriore indagine su un curriculum allegato ad un atto per il quale devo solamente fare delle precisazioni. Curriculum - precisa la Rizzi - mai firmato dalla sottoscritta, che riporta date sbagliate e per il quale i miei responsabili d'ufficio, assieme agli uffici comunali del tempo (2005) hanno già dichiarato e depositato la memoria relativa a come è stato prodotto a mia insaputa». La tesi del complotto - In effetti la firma della Rizzi sul curriculum non c'è, ma è posta in calce alla lettera accompagnatoria nella quale compare chiaramente un «Si allega curriculum vitae». E passi che una o più date sbagliate possano anche sfuggire, ma che i collaboratori della Rizzi abbiano aggiunto un diploma «a mia insaputa» appare quantomeno stravagante, anche perché i riferimenti alla specializzazione, ma soprattutto alla scuola frequentata in Svizzera sono assai precisi. Anche per questo, però, la Rizzi ha una risposta. Ai fan della sua pagina Facebook spiega che si tratta di un complotto «tutto studiato a tavolino». Da chi? «In una recente classifica sulla veridicità della stampa l'Italia si classifica 27ª. Leggesi che pubblicano un sacco di stronzate i nostri bravi giornalisti. Forse il più delle volte perchè al soldo di qualcuno?». Solo che l'ex assessore non spiega al soldo di chi. I guai non sono finiti - E per la Rizzi, scagionata dall'accusa di «esercizio abusivo della professione», le grane potrebbero non limitarsi al curriculum. L'ex assessore, infatti, è indagata anche per la questione del presunto dossieraggio ai danni dei suoi oppositori politici, interni alla Lega. Dossier, veri o falsi che siano, che di fatto hanno portato la Lega a chiedere le dimissioni della stessa dalla sua carica di assessore regionale. La Rizzi, infatti, è da annoverare tra le “vittime” della battaglia interna alla Lega tra i “cerchisti” fedeli all'entourage di Umberto Bossi e i “barbari sognanti” che hanno in Roberto Maroni il loro leader carismatico. La Rizzi, come è noto, è una bossiana ortodossa, tanto da aver accettato di farsi da parte alle ultime regionali per non fare ombra al “Trota” Renzo Bossi, che il padre aveva imposto come candidato proprio a Brescia. La Rizzi così era stata inserita nella parte bassa del listino bloccato di Formigoni. Non eletta, è stata ripescata con l'incarico in giunta. Perso poi per lo scandalo del titolo di studio falso.