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Pd e il voto a ottobreBersani nel panico: avanti fino a 2013

Fassina, responsabile economico, tradisce i piani del Pd: il prof è al capolinea. Il segretario è imbarazzato

Lucia Esposito
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  Brutta aria al Nazareno, quartier generale del Pd. Non bastasse la paventata lista civica di Roberto Saviano ad agitare il vertice (secondo un sondaggio si papperebbe oltre il 5% dei consensi pescando dal Pd), ci si è messo anche il responsabile economia del partito, il “guastafeste” di area Fiom Stefano Fassina. Il quale, spiazzando Bersani e compagni e scatenando le ire dei filo-centristi, ha dichiarato alla Reuters che è ora di staccare la spina al governo Monti «visto che non ha più il sostegno del Parlamento». Anzi, lo stesso premier dovrebbe valutare l'ipotesi di «anticipare all'autunno le elezioni politiche». Svelato il piano dell'ala malpancista del Pd: andare subito alle urne per riportare in Parlamento Rifondazione, Pdci, Verdi e Sel di Nichi Vendola, che infatti applaude alle parole dell'economista. Fassina eroe dei “piccoli” anti-Monti.  Peccato che a Pier Luigi Bersani la sparata dell'ex viceministro, per giunta membro della segreteria, non sia andata giù. La smentita del leader è arrivata tramite il portavoce Stefano Di Traglia: «Il Partito democratico conferma la posizione di sempre e cioè che le prossime elezioni si terranno nel 2013». Zittito il ribelle Fassina? No. Da lui nessun passo indietro, semmai un rilancio della proposta sotto forma di attacco al Pdl. «Se l'implosione del Popolo delle Libertà blocca il Parlamento», è il suo ragionamento, «bisogna restituire la parola ai cittadini». In questo contesto «Monti non ha la forza di portare avanti altre riforme». La prospettiva è elettorale: «Dovremmo verificare subito se esiste la possibilità di riformare la legge elettorale e, se questa non c'è, dovremmo considerare la possibilità di anticipare la legge finanziaria per il 2013 e votare in autunno». Si tratterebbe della fine del governo tecnico, una transizione da far avvenire «in modo trasparente e con il consenso dell'Ue». Più avanti, è la previsione, «in marzo o aprile 2013, dopo altra recessione e aumento della disoccupazione, la situazione sarebbe molto peggiore». E in quanto alla bacchettata del capo, rintuzza: «Qualcuno mi accusa di lesa maestà per aver detto che potrebbe essere difficile arrivare alle elezioni nel 2013. Io ritengo sia doveroso avvertire delle difficoltà. Comunque, deciderà la direzione del Pd».  Nonostante la smentita del segretario, dei veltroniani e degli ex margheritini (da Bianco, a Franco Marini a Marco Follini che ha paragonato il “dissidente” a Renato Brunetta per le critiche all'esecutivo), il caso Fassina ha scatenato il panico. Se un componente della corrente Modem minimizza («sono ragazzi...»), un senatore ex Ds ammette: «Houston abbiamo un problema». Perché «al di là delle prese di distanza ufficiali, la posizione di Fassina rischia di non essere marginale». Matteo Orfini, responsabile Cultura, è con lui. Marianna Madia affida a Twitter il suo sostegno al collega. Come Mario Adinolfi, prossima new entry alla Camera, pronto a sottolineare «i mal di pancia interni al Pd». Per Marco Meloni «é salutare il dibattito interno» e Andrea Orlando conferma le criticità dell'esecutivo, ma frena sul voto anticipato. D'accordo, invece, l'Idv e la galassia di sinistra da subito contraria ai prof. «Bersani sbaglia a non ascoltare Stefano», dice Fabio Mussi. «È la ricomposizione della scissione di Livorno», ironizza Stefano Ceccanti. Sul fronte del no alle urne resiste l'Udc di Pierferdinando Casini. Sostegno a Monti dal Pdl, che con il capogruppo Fabrizio Cicchitto, risponde alle «schizofrenie» del Pd: «Fassina non metta in conto a noi la confusione che regna nel suo partito».  Sul Pd, infatti, incombe anche lo spettro della lista civica che Saviano continua a smentire di volere presentare, ma invece al Nazareno temono, soprattutto alla luce dei dati forniti dal sondaggio Digis appena pubblicato in rete. In totale il 18% del campione intervistato ha risposto che «la potrebbe votare». E ben il 5,6% arriva da elettori del Pd. Morale: Bersani e i suoi rischiano di essere cannibalizzati dall'amico Roberto. E dopo Grillo, per loro, sarebbe un'altra batosta. di Brunella Bolloli  

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