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Sobria festa al Quirinale: le foto di tutti i vip

Il 2 giugno del presidente Napolitano: duemila invitati, valletti e catering extra-lusso per politici, giornalisti, attori e imbucati vari. Il retroscena di Bechis

Giulio Bucchi
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Al Quirinale ieri sera è andata in scena la più ostentata delle feste della Repubblica sobria. L'ha voluta fare a tutti i costi, Giorgio Napolitano, ma non è riuscito ad avvisare per tempo tutti i duemila invitati sugli abiti da scena da indossare per l'anti-evento. Così qualche signora ha varcato lo stesso l'ingresso laterale di via XX settembre pensando di andare alla prima della Scala. Saranno state una cinquantina almeno, di tutte le età, le lady che hanno sgarrato al protocollo imposto dal Colle per la grande sceneggiata. Il costo del grande evento non è naturalmente cambiato di un centesimo rispetto al budget di una settimana prima: i contratti sono contratti e vanno rispettati, altrimenti si pagano penali praticamente uguali al preventivo. E così è accaduto con il catering Nicolai, ormai legato al nome di Napolitano come quello del Relais le Jardin era legato a quello di Gianni Letta. “Aperitivo rinforzato”, era il nuovo ordine allo stesso prezzo di prima. E aperitivo rinforzato è stato: tartine, e parmigiano reggiano al centro delle tavolate giusto per metterci qualcosina che ricordasse il terremoto in Emilia. Vino intitolato a Placido Rizzotto e comprato dalla associazione Libera di don Luigi Ciotti, per ostentare un po' di sobrietà in più. Musi lunghi fra gli ospiti. E soprattutto il gran desiderio di non essere pizzicati dai fotografi e finire sui giornali.   Guarda il video di Bechis su Libero Tv   Gli ospiti - Il più saggio di tutti è stato Paolo Villaggio, che per il ricevimento si è vestito praticamente da frate, con un saio fino alle caviglie evitando solo i sandali e i piedi nudi. La più ligia al nuovo ordine è stata Lorenza Lei, direttore generale della Rai che sperava nel ricevimento per giocarsi le sue ultime carte per la riconferma. Ha preso un po' troppo alla lettera l'ordine di Napolitano, e si è vestita come dovesse andare a un funerale di Stato: tutta nera, in tailleur con gonna rigorosamente sotto il ginocchio. Deve essere stato un diktat Rai, perché Bianca Berlinguer si è subito adattata aggiungendo a un completo nero pure gli occhiali scuri con cui è uscita, anche se ormai il sole era già tramontato. Di scuro e meno sobrio in casa Rai c'erano rigorosamente le auto blu. Sono stati i grandi papaveri di viale Mazzini gli unici a sfoggiarle in pubblico: una è venuta a prendere la Lei, una ha fatto attendere a lungo Giovanni Floris e signora che per ammazzare il tempo si sono infilati nella garritta di un corazziere, un'altra ancora ha fatto irritare per la scarsa rapidità del servizio la stessa Berlinguer.  I ministri - Pochi i ministri, protetti tutti da Giorgio Napolitano che li ha fatti entrare per la prima volta in auto da un'entrata segreta al riparo dei flash dei fotografi. Molti si vergognavano di stare lì, e appena hanno potuto baciare l'anello del presidente, si sono dati alla fuga. C'era Mario Monti accompagnato dal fedele assistente. C'erano Corrado Clini, Piero Giarda, Paola Severino anche lei in giacca di velluto nera, Annamaria Cancellieri, c'erano anche Fabrizio Barca (arrivato tardissimo e a piedi) e Francesco Profumo. Alla gran festa della sobrietà c'è stato posto perfino per i reietti, che sono improvvisamente riapparsi a corte. Napolitano deve avere perdonato i due membri del governo che si sono dimessi per problemi giudiziari. Perché c'erano entrambi i due sottosegretari della disavventura: Carlo Malinconico e Andrea Zoppini (accompagnato dal figlio). C'era Vittorio Grilli con bella signora non fra le più sobrie, spalle nude e corpetto bianco su pantaloni di seta celeste e bianchi assai vistosi. Hanno omaggiato il presidente anche i membri del precedente governo: Gianni Letta in toccata e fuga, Angelino Alfano e Giorgia Meloni fra gli altri. Brindisi vicino a Napolitano anche per Gianfranco Fini e Renato Schifani, che non potevano mancare alla festa. E tutti in mezzo ad attori, attrici come Pamela Villoresi poco sobria in una nuvola di seta a fiori, a banchieri come Luigi Abete e signora rosa shocking, a cantanti come il povero Roberto Vecchioni che si sentiva piccolo piccolo e spaventato in mezzo ai corazzieri del Quirinale che gli stavano chiamando un taxi mai arrivato per lunghissimi minuti. Perfino Massimo D'Alema ha cercato di non incontrare mai Francesco Rutelli e pur di evitarlo ha parlottato mezz'ora e più con Gigi Marzullo. Festa triste doveva essere, e gran festa triste è stata. Ma la tristezza più grande e grondante è stata vedere uscire a braccetto il tassatore più spietato dei tempi che furono, Vincenzo Visco, con un signore che nessuno riconosceva e fotografava. Era Vieri Ceriani, sottosegretario all'Economia del governo di Mario Monti, quello con la delega sul fisco. Sembravano amici per la pelle. Ecco, adesso abbiamo capito tutto.  di Franco Bechis    

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