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Fiom, diktat a Bersani: o ci ascolti o diventiamo un partito

Il sindacato di Landini lancia l'appello: il 9 giugno vertice con Pd, Sel e Idv sui temi di lavoro e diritti. Senza sponde, scenderà in politica direttamente

Giulio Bucchi
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Che la Fiom fosse politicizzata, così come mamma Cgil, lo si sapeva da un pezzo. Ma che il sindacato dei metalmeccanici stia per diventare partito vero e proprio, è un bel salto di qualità. Il segtretario Maurizio Landini, barricadero e frequentatore abituale dei salotti e dei talk show televisivi (cosa che aiuta, eccome) ci sta lavorando ormai da molte settimane. L'obiettivo è mettere i leader politici con le spalle al muro: il 9 giugno ci sarà un incontro ufficiale con il segretario del Pd Pierluigi Bersani, quello Idv Antonio Di Pietro, il capo di Sel Nichi Vendola. In questa sorta di stati generali del centrosinistra, la Fiom chiederà ai partiti di stabilire una linea netta e decisa su lavoro e politiche sociali. Detterà l'agenda, insomma, nell'ipotesi di grandi ammucchiate e voto anticipato, magari in autunno (caldissimo, davvero). Se gli interlocutori si tireranno indietro (facile, visto che Bersani ha tanti problemi in casa e probabilmente non se ne vorrà portare altri), l'ala dura della Fiom deciderà di scendere in campo. Lo ha detto a chiare lettere il numero due dei metalmeccanici Giorgio Airaudo: "In questi anni abbiamo fatto una battaglia per difendere i diritti, e per questo sempre inseguiti dall'accusa di fare politica. Da oggi, in poi, visto che le nostre battaglie non hanno trovato sponda dobbiamo pubtare a inserire i diritti e il lavoro nell'agenda della politica. Dobbiamo fare politica, a viso aperto". 

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