Riccardo Bossi non usa viagra. Resta da capire se è uno scroccone
Il figlio di Umberto giura: faccio a meno dei farmaci. Però non chiarisce se Belsito gli pagasse altre spese personali coi soldi della Lega
Va bene passare per scroccone, ma per impotente proprio no. Insomma, il celodurismo è salvo. Riccardo Bossi, figlio di Umberto Bossi e della prima moglie Gigliola Guidali, ha chiarito: "Fortunatamente scopo senza viagra". Il rampollo è stato intervistato da Un giorno da pecora su Radio2, dopo l'articolo di Libero di venerdì 11 maggio in cui si parlava di lui. Abbiamo scritto, come riportato dalle agenzie, che in una lettera che gli inquirenti hanno trovato nell'ufficio dell'ex tesoriere Francesco Belsito, Riccardo ringraziava e gli ricordava una serie di spese personali da affrontare, il tutto con un riferimento "sospetto". Ecco il testo integrale della missiva, così come raccontato dall'Agi di giovedì 10 maggio: "Caro Francesco, ti elenco i pagamenti a cui devo fare fronte al 31 gennaio 2011", è l'incipit della lettera che poi prosegue con l'elenco dei pagamenti richiesti dal giovane Bossi a Belsito: 981 euro relativi all'ultimo pagamento per il noleggio della Clio; si fa poi riferimento a "saldare in contanti le multe arrivate ad oggi" e quantificate in 1.857 euro. Poi, Riccardo Bossi cita un pagamento non meglio specificato per il noleggio di un'auto e un altro pagamento di 12.625 euro (indicato come '5.175 + 7.450') per il noleggio di un'auto fino a febbraio 2011. E ancora si parla di "saldare un lavoro in carrozzeria" per 3.900 euro e "rate di leasing assicurazione" per 2.589 euro. Infine, un misterioso riferimento alla definizione di un "vecchio problema a base blu". Il sospetto degli inquirenti è che questi pagamenti siano stati effettuati con i soldi ottenuti dalla Lega a titolo di rimborso elettorale. Ci siamo chiesti: il "vecchio problema a “base blu” sarà mica viagra? Sicuramente no, visto il verbo celodurista che il Senatur ha sparso per decenni e il curriculum da vero macho di Riccardo. Però il dubbio restava. Insopportabile. Così ieri il primogenito dell'ex ministro ha ringhiato: sotto la cintura funziona tutto. Sospiro di sollievo a Pontida e dintorni. In effetti, "Base blu" è un lussuoso negozio di moda in provincia di Varese: probabile che il ragazzo si riferisse a quello. Peccato non abbia spiccicato una parola sul vero dilemma: la Lega gli pagava le spese personali, multe e carrozziere compreso? Mistero. Tanto che Roberto Castelli, che pure è orgoglioso di definirsi bossiano doc, su Facebook ha scritto: "Se la storia che Riccardo Bossi usava la Lega come un bancomat fosse vera, la delusione sarebbe enorme e sarei costretto a rivedere molte mie opinioni". dal Blog di Matteo Pandini