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Luca Ricolfi inchioda la sinistra: "Patetica, ha la sindrome del gatto"

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La sinistra è affetta dalla "sindrome del gatto". Parola di Luca Ricolfi. Il sociologo nota come Pd e compagni, da qualche anno a questa parte, "si barcamenano e si dividono". Come? Semplice: "La sinistra estrema guarda con simpatia al Resto del mondo, descritto come oppresso dalla prepotenza dei paesi ricchi. Di qui l’odio per Israele, e la disattenzione ai misfatti delle dittature, islamiche e non. La sinistra ufficiale non trova di meglio che aggrapparsi al mito dell’Europa, di cui condivide tutte le incertezze e ambiguità". Insomma, per Ricolfi si tratta di una tendenza "a rifugiarsi su questioni piccole e provinciali, sulle quali inscenare ogni giorno la consueta gazzarra anti-governativa".

Da qui quella che sulle colonne de Il Riformista definisce "la sindrome del gatto", che in parole povere viene rappresentata da "quei gatti che, anziché dare la caccia al topo come sarebbe nel loro DNA, danno zampate verso ogni insetto, pallina, mosca, piuma, lucertola, foglia che gli si agiti davanti". 

 

 

Anche gli intellettuali di sinistra sembrano essere spariti. Questi, "come ebbe a notare Eugenio Scalfari una trentina di anni fa, sono diventati dei 'monologhi ambulanti'. Scrivono i loro editoriali e i loro libri, ma si ignorano a vicenda. Perché mai dovrebbe ascoltarli il Partito?". E ad oggi Ricolfi non cambia idea: la sinistra era e rimane "antipatica", ma con una piccola differenza: "Quando, esattamente 20 anni fa, scrissi Perché siamo antipatici?, la sinistra aveva un certo piglio, erano antipatici ma anche a modo loro autorevoli, dotati di un’idea del mondo. Oggi, se proprio dovessi scrivere un nuovo libro, forse lo intitolerei Perché siamo patetici?".

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