Facci: "Le domande che Santoro non farà mai"
Stasera ospite del Teletribuno il pentito che si autoaccusò della strage di via D'Amelio
Questa sera Servizio Pubblico (La7) trasmetterà un'intervista a Vincenzo Scarantino, il falso pentito che dapprima si autoaccusò della strage di via D'Amelio (quella che trucidò Paolo Borsellino e la sua scorta) e la cui testimonianza, falsa e per anni vanamente ritrattata, ha fatto condannare innocenti e perdere vent'anni di inutili processi. Ci permettiamo di aggiungere poche domande a quelle che (non) verranno fatte. 1) Scarantino, è la seconda volta che lei concede un'intervista a una tv: la prima fu nel tardo luglio 1995, quando si rivolse a Studio Aperto per ritrattare già allora le sue false accuse. La procura di Caltanissetta però fece sequestrare e distruggere l'intervista in cui lei diceva la verità: ha idea del perché? 2) Lei fu costretto a rivolgersi a una tv Mediaset perché tutta la stampa «antimafia» era in linea con le procure e i loro sostituti, che la convocarono perché ritrattasse la ritrattazione in cui lei, ripetiamo, diceva la verità. Ha idea del perché? 3) Lei, già allora, cercò di dire che la sua deposizione era stata tutta una montatura, che fu costretto a incolpare innocenti, che fu torturato. Ma sospettare che la sua deposizione fosse stata una montatura lo sospettarono in tempo utile anche il giudice Alfonso Sabella, l'informatico Gioacchino Genchi, il collaboratore di Borsellino Carmelo Canale, il senatore Pietro Milio della lista Pannella - che presentò anche un'interrogazione al Guardasigilli - e soprattutto Ilda Boccassini, che assieme al collega Roberto Sajeva scrisse una relazione proprio su questo. Hai idea del perché le procure non ascoltarono neanche loro? 4) L'inchiesta su di lei, nel 1994, passò dalla Boccassini ai sostituti Carmelo Petralia, Annamaria Palma e Antonino Di Matteo: ma un vertice per valutare le incongruenze della sua deposizione fu rinviato di continuo, e alla fine non ci fu mai. Ha idea del perché? 5) Lei, già dal 1995, accusava l'ex questore Arnaldo La Barbera di averla indotta a mentire: che è ciò che ripete oggi e che il fronte mediatico-giudiziario dell'antimafia ripete a pappagallo; dicono che La Barbera - morto nel 2002 - voleva depistare la verità su via D'Amelio. Ma allora perché lo stesso fronte antimafia, nel 1995, difendeva La Barbera? Perché Caselli, e con lui il prefetto Achille Serra e il procuratore generale Antonino Palmeri, parlò di notizie «inquinate e inquinanti» e di «una campagna di delegittimazione» contro La Barbera? 6) E perché il pm Annamaria Palma disse che «dietro questa ritrattazione c'è la mafia»? E perché il pm Di Matteo evocò scenari inquietanti e disse che l'obiettivo era «fare esplodere il sistema giudiziario»? 7) Il fronte antimafia, oggi, dice che la colpa non fu dei pm che credettero a Scarantino - tra questi Di Matteo - ma degli investigatori che costrinsero Scarantino a raccontar balle ai pm. A lei sembra plausibile che dei magistrati si facciano fregare così facilmente? Non sono lì apposta per verificare la verità? 8) Anche Ilda Boccassini, commentando la vicenda, ha ricordato che «il dominus dell'indagine resta sempre il pm, mai l'investigatore», e che evidentemente «sono i pm che devono aver deciso di andare avanti con Scarantino». Lei che ne pensa? Di Matteo fu connivente o incompetente? 9) Oggi il fronte antimafia che sostiene il processo sulla «trattativa» dice che lei in pratica fu uno strumento innestato dai «trattativisti» di Stato per, appunto, depistare. Il pm del processo sulla «trattativa» ora è Di Matteo. Ma il pm che credette al presunto depistaggio era sempre lui, Di Matteo. Secondo lei Di Matteo si è depistato da solo? 10) Dunque vent'anni di processi - Borsellino primo, Borsellino bis, Borsellino ter, vari appelli e cassazioni - che furono imperniati su una deposizione falsa, tutto fondato sulla parola di un pentito. Poi nel 2008 compare un altro pentito, Gaspare Spatuzza, e smonta tutto: i processi celebrati diventano spazzatura e viene scagionata gente condannata all'ergastolo, e tutto fondato sulla parola di un altro pentito. Esiste altro, nella lotta alla mafia, oltre ai pentiti? di Filippo Facci