M5s, le pagelle di Scanzi: ecco i promossi e bocciati
Il grillino Andrea dispensa bacchettate sulle mani e zuccherini ai pentastellati, dopo il loro primo anno in Parlamento. "Ma quello spirito talebano..."
Ci sono Roberta Lombardi e Vito Crimi che si presentano come quelli che partecipano a una riunione degli alcolisti anonimi. Poi c'è Paolo Becchi (solo evocato come il "tizio barbuto e quasi-ideologo che somiglia a Beruschi - meno colto, però") "che a inizio anno veniva chiamato in tivù per dimostrare che i 5 Stelle son tutti grulli e sciroccati". E infine, nel pagellone che Andrea Scanzi, la penna del Fatto Quotidiano, dedica ai suoi amici grillini, c'è spazio pure per la condanna per i "personaggi marginali" venuti fuori dalle parlamentarie (quelli che poi tirano in ballo "Le sirene, i microchip, i Pino Chet, La Kyenge sembra davvero un orango”) e allo spirito un po' troppo intransigente (da "tifosi" se non proprio da "cerchia talebana"). Ma alle bocciature seguono anche gli oscar pentastellati: su tutti, Scanzi riconosce alle truppe del M5s il merito di aver portato una vera opposizione nei Palazzi dopo vent'anni di "Boccia e Violante" e di poter dare vita, insieme ai renziani, a un concorrenza politica virtuosa per il futuro del centro sinistra italiano. Cosa non va - Il giornalista del Fatto Quotidiano, che sta raccogliendo da Marco Travaglio il testimone del polemista velenoso, ha rimproveri da rivolgere ai grillini. Innanzitutto, scrive sul suo blog, ci sono stati dei problemi nella comunicazione, dai quali è scaturita "la sensazione (sbagliata) di dire solo no", oltre che l'handicap politico di sembrare chi non prende "i treni che passano, preferendo andare in stazione a dare qualche schiaffo a chi si sporge da quel treno. Come Ugo Tognazzi in Amici miei". A ciò si aggiungono i passi falsi della diarchia Beppe Grillo - Gianroberto Casaleggio, che con la loro cerchia talebana "hanno rischiato di rovinare l'operato dei parlamentari" 5 stelle. Scanzi trova l'occasione per impalmare quelli, che a suo avviso, dal magma dei "personaggi marginali" emersi dalle parlamentarie. Per chi sono gli oscar? Per il campano Luigi Di Maio, per Alessio Villarosa, Alessandro Di Battista, Nicola Morra, Paola Taverna e Giulia Sarti. Gente che, scrive il giornalista del Fatto, si fa preferire agli "Alfano" e alla "Moretti".