Titti Di Salvo, deputata Sel: "Siamo ai lavori forzati"
L'onorevole alla Camera lancia un appello ai colleghi: "Si stabilisca un calendario delle sedute che dia certezze, si rispetti l'umanità di ciascuno di noi e la cura dei nostri cari"
Si rispetti «l'umanità delle condizioni di ciascuno». Perché bisogna «dare certezze», mai dimenticarsi della «cura delle persone», specie di quelle che «ciascuno di noi ha intorno a sé». Al lettore digiuno potrebbero sembrare parole di carità pronunciate da Papa Francesco o, magari, il grido di dolore di un clandestino rinchiuso dentro ad un Centro di identificazione temporanea, costretto ad umilianti disinfezioni. Al limite queste parole sarebbero potute uscire dalla bocca di un recluso in carcere, uomo o donna, alle prese col dramma del sovraffollamento degli istituti penitenziari. Invece no. La richiesta di «certezze» per la vita sua e di quella dei suoi «cari» è arrivata nientemeno che da una deputata della Repubblica italiana ed è risuonata domenica nell'Aula di Montecitorio. Niente stenti o lavoro in catena di montaggio sottopagato, la parlamentare si lamentava per la domenica lavorata, per il protrarsi dei lavori in Aula e l'inevitabile avvicinarsi delle festività natalizie. Autrice dell'intervento - puntualmente riportato dal servizio resoconti della Camera dei deputati - è l'onorevole di Sinistra e Libertà Titti Di Salvo. Responsabile d'Aula del gruppo di Nichi Vendola, compagna di partito tra l'altro della presidentessa della Camera Laura Boldrini, la deputata ha chiesto la parola e lanciato un accorato appello agli altri gruppi perché accorciassero il più possibile la discussione sul decreto Salva Roma e consentissero e ai “poveri” eletti di riposare la domenica e dunque di tornare a casa dalle loro famiglie in tempo per il Veglione di Natale. Chiesta la parola, acceso il microfono, la deputata ex sindacalista l'ha presa alla lontana: «Io ci tengo - ed è l'ultima cosa che voglio dire - a che tutti tengano in conto l'umanità delle condizioni di ciascuno». E ancora: «Io penso che sia importante stabilire un calendario che dia certezza alle persone della loro vita da qui in avanti». L'ordine dei lavori parlamentari, sostiene la deputata originaria di Mantova, è una questione di certezze nella vita. Sue, ovviamente. «È un elemento, quello della cura delle persone, altrettanto importante», ha voluto sottolineare. Quando l'onorevole Di Salvo è intervenuta ancora non si era deciso che, per abbattere i tempi, si sarebbe proceduto a votare la fiducia già il giorno dopo, lunedì. «Non si tratta di svalorizzare il lavoro politico, tutt'altro, noi qui siamo, ma di dire anche che c'è una cura di rispetto tra di noi e per le persone che ciascuno di noi ha intorno a sé, le proprie famiglie, i propri cari. E, secondo me, questo elemento di umanità è altrettanto importante», ha concluso la parlamentare alla prima legislatura. Bene la politica, dice, ma anche il rispetto per i famigliari dei politici è importante. Mica male come pensiero per una esponente politica che, sul suo blog, utilizza come sottotitolo «le brave ragazze vanno in paradiso, quelle cattive dappertutto». Ma la presa di posizione della deputata di Sinistra e Libertà non è stata soltanto una rivendicazione verbale. Per la cronaca, per evitare di allungare i tempi, i solitamente-agitatissimi parlamentari vendoliani, hanno deciso di non partecipare alla discussione sul provvedimento, risparmiandosi gli interventi che pure sarebbero spettati loro di diritto. Montecitorio aveva già riservato per le dichiarazioni di voto del partito più a sinistra rappresentato in Parlamento i “soliti” trenta minuti di intervento in Aula. Nessuno, però, ha voluto pronunciarlo. Nell'anomalia i vendoliani non sono stati soli. Anche Fratelli d'Italia e Nuovo Centrodestra non hanno iscritto alcun deputato a parlare, mentre il gruppo Per l'Italia (Udc) ne aveva iscritti tre, ma nessuno di loro si è presentato all'appello. Probabilmente, come cantava Mario Riva, «Domenica è sempre domenica». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nel Salva Roma sono spuntate mance, marchette, errori che andranno rimediati con successivi provvedimenti. Ma, almeno, i parlamentari sono riusciti ad avere «cura» dei loro famigliari e ad arrivare a casa per il Veglione. di Paolo Emilio Russo