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Travaglio al veleno contro Scalfari e Napolitano: "Perché non dite una parola su Di Matteo?"

Travaglio, vicedirettore del

Il vicedirettore del Fatto si rivolge al fondatore di Repubblica: "Per voi il pm è innominabile perché incappò nelle telefonate tra Mancino e Quirinale?"

Giulio Bucchi
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Un pacco al veleno sotto l'albero di Natale. Marco Travaglio invia una "letterina" a Babbo Barbapapà, Eugenio Scalfari, per chiedergli un regalo: "E' Natale. Sarebbe bellissimo se lei convincesse Napolitano a inviare un messaggio a Di Matteo". Dietro la strenna, però, il vicedirettore del Fatto quotidiano nasconde un bel carico di fiele. Al fondatore di Repubblica, con cui notoriamente non scorre buon sangue, Marco Manetta rimprovera di non aver "mai dedicato una riga alle minacce di Totò Riina arrivate al pm Di Matteo, dopo averlo attaccato per le telefonate tra Napolitano e Mancino". Nel mirino, naturalmente, c'è proprio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Non ha mai dato la sua solidarietà a Di Matteo, che coordina le indagini sulla trattativa Stato-mafia - accusa ancora Travaglio -, ma ha espresso solo una generica vicinanza a tutta la magistratura minacciata". Di fronte alle minacce di morte al pm Nino Di Matteo ("Ha ordinato di ucciderlo in una strage simile a quelle che assassinò Falcone e Borsellino", assicura Travaglio), il silenzio di Scalfari e Re Giorgio è sospetto. Quasi omertoso, lascia intendere il vicedirettore del Fatto: "Cosa vi impedisce di citare Di Matteo per nome e cognome? Il dubbio è che per voi Di Matteo sia innominabile perché osò intercettare Mancino e incappò nelle telefonate con Napolitano". L'unico modo per lavarsi la coscienza, per Barbapapà, sarebbe quello di intercedere presso il potente amico: "Perché non usa la sua influenza per dire a Napolitano di correre a Palermo e testimoniare?", gesto magnanimo, e che peraltro garantirebbe al Fatto quotidiano almeno un mesetto di articoli, editoriali e prime pagine a "tutto complottismo". Il problema di Scalfari, insiste Travaglio nella sua lettera di richiesta di favore che somiglia tanto a una lista di accuse, è che preferisce tappare la bocca o non dare voce a chi non la pensa come lui. Per esempio, Barbara Spinelli: "Lei se l'è presa con la Spinelli per negarle di scrivere che a volte Grillo ha ragione e Napolitano torto - ricorda Travaglio -. Lei difende Napolitano a prescindere e bacchetta chi lo critica. Ha detto a Spinelli che non conosce la storia d'Italia. La Costituzione non prevede un Capo dello Stato a condizione che". Scalfari, sarebbe bello se chiedesse scusa a Spinelli". Chissà se Eugenio ascolterà un tanto accorato appello.

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