Samorì indagato per associazione a delinquere
C'era chi lo dava come delfino del Cav, ora sul leader dei rivoluzionari moderati indaga la procura di Roma per il buco della Banca di Teramo
Da più parti era stato definito "il nuovo Berlusconi" e come lui ora si ritrova iscritto nel registro degli indagati. Giampiero Samorì, leader dei Moderati in rivoluzione che quando Mario Monti salì a Palazzo Chigi veniva dato per il successore del Cav come leader del centro destra, è accusato dalla Procura di Roma per associazione a delinquere transnazionale finalizzata a reati che vanno dalla bancarotta all'approvazione indebita all'ostacolo all'attività di vigilanza. Secondo gli inquirenti anche lui faceva parte della "banca parallela" Tercas, quella che gestiva la Cassa di risparmio di Teramo che operava attraverso fiduciarie, aveva acquistato un istituto di credito a San Marino e, soprattutto, creato una voragine di 220 milioni di euro. L'accusa della Procura - Nell'ordinanza di 80 pagine firmata dal gip Wilma Passamonti si sottolinea che, grazie "al potere assoluto di decisione di Di Matteo (la mente dell'operazione secondo la Procura, dg di Tercas dal 2005 al 2011) sulle pratiche di concessione di finanziamenti al di fuori del protocolli di garanzia" gli imprenditori ottenevano "cospicue somme di danaro (fino a 49 milioni di euro) a titolo di finanziamento in carenza dei presupposti di merito creditizio a fronte della disponibilità ad effettuare operazioni di acquisto con patto di rivendita di azioni della banca (cosiddetto Portage)". Un meccanismo, per gli inquirenti, che ha determinato una "sofferenza" per l'istituto di credito per 220 milioni di euro. L'inchiesta della Procura di Roma ha portato all'arresto di Di Matteo e l'iscrizione nel registro degli indagati, oltre che Samorì, di 18 persone. Contestualmente il gip ha disposto il sequestro preventivo di rapporti finanziari, partecipazioni societarie, beni immobili e mobili per un totale di quasi 200 milioni di euro. La replica di Samorì - "Sono sicuro che finirà con un'archiviazione", ha commentato la notizia Giampiero Samorì spiegando: "siamo noi creditori", avendo versato "22 milioni" ed essendo "gli unici che hanno pagato con i loro soldi".Il leader del Mir ha detto di essere a conoscenza dell'indagine da tre anni e "l'anno scorso avevo chiesto di essere interrogato, ma il pm mi aveva detto che non c'era bisogno". "Ora", aggiunge, "avrò la possibilità di farmi interrogare e di spiegare come stanno le cose. Siamo un'azienda solidissima, abbiamo esso soldi nostri, quindi per quanto ci riguarda è un'indagine priva dei presupposti fattuali e direi anche che è un fatto di irrilevanza psicologica, non ho alcun problema e alcun imbarazzo. Quando il pm mi chiamerà dimostrerò che noi non c'entriamo nulla con quelle situazioni".