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Briatore, una furia per The Apprentice 2: "Politici, per me siete fuori"

Briatore ai traditori direbbe:

Dal 17 gennaio su Sky1 torna il reality "manageriale" con un Flavio cattivissimo: "Chi ci governa è inutile"

Giulio Bucchi
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Pantaloncini, T shirt, occhiali da vista con lente azzurra, immancabili. Al posto delle babbucce cifrate comode Converse bianche, senza stringhe. Abbronzato, sorridente, gentilissimo, Flavio Briatore quasi non sembra il Boss severo di Apprentice. Forse perché si trova nel posto al mondo che lo fa sentire «come nella pancia della mamma», il Kenya, il suo buen retiro. Nei due anni in cui ha lavorato a The Apprentice, l'imperatore del lusso ha visto crescere il suo secondo villaggio africano, il Billionaire resort, a pochi metri dallo storico Lions In the sun, un paradiso che lui scoprì già negli anni Ottanta. È per questo che ha scelto di presentare a Malindi la seconda stagione del talent show che cerca un manager che sia all'altezza di lavorare con lui. «All'inizio», comincia Briatore, «non volevo fare tv. Mi avevano proposto The Apprentice in Francia. Poi si è fatta avanti Mediaset. Mi ha convinto Lucio Presta (suo agente e amico, ndr), e con Sky ci siamo capiti. Non pensavo fosse così impegnativo». Su 5000 candidati delle selezioni, da venerdì 17 gennaio su Sky Uno Hd (e non più su Cielo) il Boss giudicherà 14 ragazzi, 7 donne e 7 uomini, impegnati per dieci puntate a svolgere sfide imprenditoriali che porteranno solo uno alla vittoria di un impiego a sei cifre. Per la prima volta dovranno andare anche all'estero: a Gerusalemme e a New York, dove sarà ambientata la finale al cospetto di Donald Trump in persona. Il vincitore della prima edizione, Francesco Menegazzo, è stato chiamato proprio a ultimare il Billionaire Resort keniano e, assicura Briatore, «sarà riconfermato anche il prossimo anno».  Il «sei fuori» briatoresco è diventato un cult, imitato anche da Crozza. Nils Hartmann, direttore delle produzioni originali Sky, definisce il programma «un talent atipico». Briatore preferisce chiamare The Apprentice «un lungo colloquio di lavoro», per alcuni dei partecipanti è stato formativo «come un master». «Non è tv fuffa, è tutto vero», continua Briatore. «Mi sono stupito del successo», ammette Mister Billionaire, «soprattutto perché ha conquistato un pubblico sofisticato, difficile». Come sono i giovani che oggi cercano lavoro rispetto a quelli del passato? «Io alla loro età ero molto più incazzato», dice Flavio, «oggi lo sono meno perché non partono da zero. Ma sono bravi, usano bene la tecnologia. Quello che manca è la rabbia. O ce l'hai o non ce l'hai».  Briatore riassume così la sua filosofia di vita: «Non puoi nascere panettiere e morire panettiere». Ovvero: «I miei genitori volevano che facessi il geometra e avessi il posto fisso. Ma io volevo fare sempre cose nuove. Il problema è che tanti usano gli occhi solo per non cadere per terra. Si possono fare le cose senza usare la metodologia tradizionale. Schumacher non lo voleva nessuno. L'abbiamo preso e ha vinto sette mondiali. Siamo stati gli unici nella storia, ma poi il ciclo era finito e sono passato ad altre cose: i giovani e le discoteche». Briatore ha fatto sognare (molti) e creato uno stile di vita: «Quando ho detto di volere chiudere, la notizia era in prima pagina ovunque. Il successo è partito da quel nome molto arrogante: Billionaire». Sapere quello che vuole la gente deve essere la ricetta del Boss: «So come vivono i ricchi e so cosa vuole un ricco: non mettere le scarpe per 10 giorni. Qui in Kenya possono farlo». Risoluto e convincente, sprona Phyllis Jepkosgei Candie, ministra del turismo del Kenya, in conferenza al Billionaire: «Bisogna parlare meno e agire di più».  «Non ho passioni», prosegue l'imprenditore di Cuneo, «dei motori non mi fregava molto. La mia passione era vincere». Lavorare, per lui, è un hobby remunerativo. La cui vera soddisfazione è creare posti di lavoro: «So che con i miei resort 150 persone possono pagare il mutuo». Se facesse il politico non potrebbe essere di aiuto, anzi. Verso il Palazzo, Briatore nutre la più sincera sfiducia. «Sono amico di Berlusconi, è venuto anche qui più volte durante la costruzione del complesso. Ma in politica non puoi incidere». Fa l'esempio dell'alluvione in Sardegna. Lui ha messo a disposizione agli sfollati gli alloggi del Billionaire ad Arzachena. «Abbiamo raccolto fondi: 10 mila euro in dieci giorni. Sono venuti Lupi e Letta e hanno fatto solo delle gran chiacchiere». «I politici sono dei miracolati. Io non voto. Grillo? Una delusione. La politica è un ripiego per gente che non sa che diavolo fare nella vita e che va avanti a calci in c...Avete mai sentito un bambino dire: da grande voglio fare il politico?». Ovviamente, no.  di Alessandra Menzani

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