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ALTRO CHE ROTTAMATORERenzi imbarca tutti i vecchida Prodi a D'Alema a Marini

Romano Prodi e Massimo D'Alema

Il neo segretario democratico spartisce le poltrone con il bilancino. Restano fuori solo la Bindi e la Finocchiaro

Nicoletta Orlandi Posti
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Ma non doveva rottamare tutti? Ma non doveva fare del Pd un partito nuovo? Matteo Renzi lo aveva giurato: aveva promesso quel rinnovamento necessario a una forza politica che ha l'ambizione di vincere e governare; aveva promesso di mandare a casa, una volta per tutte, la nomenklatura democratica; aveva promesso grandi novità. E invece, niente. Nel nuovo Pd le poltroncine sono state spartite dal neo segretario con il bilancino secondo scelte da Prima Repubblica.  E così nella direzione ci sono Romano Prodi e Massimo D'Alema e con loro tutti gli ex presidenti del Consiglio, presidenti di Regione, i sindaci delle città metropolitane, gli ex segretari nazionali e i candidati alle primarie: e quindi i vari Bersani, Epifani, Franceschini, Veltroni, Errani... Per quelli che non sono riusciti ad entrare con la clausula "di diritto" approvata dall'assemblea dei delegati, Renzi ha trovato un'altra strada. Ecco allora che per Franco Marini, ex presidente del Senato trombato durante l'elezione del presidente della Repubblica, è stato nomimato nella commissione di garanzia. Restano fuori solo Rosy Bindi e Anna Finocchiaro. Come presidente del Pd  Renzi ha voluto il suo principale sfidante alle primarie Gianni Cuperlo. Pippo Civati, invece, ha espresso uno dei due vicepresidenti, Sandra Zampa, ex portavoce di Romano Prodi. Promossi anche i ministri Graziano Delrio e Cecile Kyenge e un certo numero di bersaniani doc come Nico Stumpo e i giovani turchi come Matteo Orfini e Stefano Fassina. L'assemblea ha poi eletto il tesoriere: la cassa sarà nelle mani di Francesco Bonifazi, ex capogruppo in consiglio comunale a Firenze. 

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