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Milan, Zucconi: "Non tifo più per i rossoneri, colpa di Barbara"

Il direttore di "Repubblica.it" abbandona la sua fede rossonera: "Barbara è come Barbie, Allegri è fresco come un giornale di ieri". Poi fango sul Cav: "Ha distrutto tutto con i suoi affari"

Ignazio Stagno
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Il Milan ha perso un tifoso. Vittorio Zucconi, direttore di Repubblica.it, si toglie dal collo la sciarpetta rossonera e abbandona la passione di una vita. Il motivo dell'addio al tifo rossonero? La nomina di Brabara Berlusoni ad amministratore delegato del Milan. Insomma Zucconi lascia la fede rossonera dopo 25 anni di presidenza Berlusconi. Silvio andava bene, Barbara no. E così in un editoriale sul Venerdì di Repubblica, Zucconi spiega le ragioni del suo addio: "Disperso nelle brume milanesi, a rimorchio di un amico di famiglia che mi trascinava verso un luogo dedicato chissà perché al primo vescovo di Pavia, San Siro, il mio calvario glorioso e doloroso di tifoso milanista cominciò negli anni 50. Sarebbe finito solo sessant'anni dopo, in queste ore di liberatoria ridicolaggine, in una grottesca pochade di ereditiere ambiziose, servi padroni, segreti ricatti, gente che sa troppo o troppo poco, calciatori di seconda mano comperati ai mercatini di Porta Cicca e un malcapitato allenatore con l'improbabile nome di Allegri", afferma Zucconi. "Barbie Barbara" -  Poi puntuali arrivano le bordate. La prima ad essere impallinata è Barbara: "In sei decenni di fede milanista credevo di averle viste tutte, ma proprio tutte. Dal primo pomeriggio nebbioso di un Milan Atalanta 1950 con il trio Gre-No-Li a mala pena intravisto dal parterre fra le gambe degli adulti nel tempio di San Siro ancora con un solo anello, alla calata della Barbie Berlusconiana e della nuova corte sul club più titolato d'Italia". Bordate per Silvio -  Poi fango su Silvio: "Di Berlusconi Silvio, costruttore edile e gran venditore di appartamenti sulla carta nella Milano del cemento a gogò immerso nel verde a dieci minuti dal centro, non mi fidavo. Una vocina dentro, forse quella del bambino trascinato nella San Siro preistorica, insinuava che ci fosse qualche cosa di sgradevole e di oscuro, in quella proprietà, qualche odore non proprio limpidissimo di soldi e di operazioni fatte dal padrone e dal suo Lothar per allargare l'impero televisivo fino al Regno dello Due Sicilie a colpi di antenne, stallieri e ripetitori, ma, come già sapeva Virgilio, tifus omnia vincit, il tifo, come l'amore, vince su tutto. La vocina divenne un grido quando l'eterna finzione dello sport separato dalla politica una bufala che neppure l'Italia fascista sarebbe riuscita a smentire pur vantando le vittorie di Pozzo come tributi al Duce crollò con la discesa nel campo delle elezioni. Mi illusi, in quel 1994, di poter restare un tifoso diversamente milanista, di poter accettare di vivere con il disturbo bipolare di godere per le vittorie del Milan come per le sue sconfitte, dedicandole a Silvio". Ora invece con Barbara su Zucconi vince la delusione. Il Milan, del suo addio, se ne farà una ragione. Infine Zucconi ha una speranza: "Dovrò continuare a fingere di essere milanista per i miei nipotini, in attesa che qualche danaroso sceicco, qualche gasista siberiano, qualche trafficante messicano raccolga i pezzi dell'impero crollato e comperi l'Associazione Calcio Milan a prezzi di fine stagione. Barbie Berlusconi è la bambina viziata, con troppi bambolotti e troppo tempo libero".  

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