Scanzi contro il responsabile comunicazione Pd: record di insulti sul Fatto
Francesco Nicodemo nei mesi scorsi prendeva a male parole Travaglio e il suo delfino: "Disperato, patetico". Replica piccata: giù sfottò a capelli, peso e prestanza virile...
Il nuovo responsabile della comunicazione Pd "ha un'idea squadrista e fascista di informazione. Una roba tipo: O stai con me, o ti prendo per il culo, ti attacco e ti diffamo. Il nuovo responsabile della comunicazione Pd si chiama Francesco Nicodemo, è stato scelto da Matteo Renzi e, secondo Andrea Scanzi del Fatto quotidiano (i virgolettati precedenti sono tutti suoi) è "un dileggiatore seriale", uno "squadrista piccato". "Metterlo alla comunicazione - sentenzia il delfino di Marco Travaglio - è come piazzare Borghezio all'immigrazione o Gasparri alla Cultura. E' questo il cambiamento che piace a Renzi?". Insomma, il sempre modesto e misurato Scanzi tira la giacchetta al neosegretario democratico per costringerlo a rimuovere Nicodemo. La colpa del responsabile? Aver riservato commenti durissimi (per la verità spesso ineleganti, un po' volgarotti, diciamo incontinenti) a qualcuno molto, molto vicino a Scanzi. E questo qualcuno, per esempio, è proprio Scanzi, che Nicodemo su Facebook e Twitter nei mesi scorsi (quando ancora non era in odor di alcun ruolo ufficiale nel Pd, ma era "solo" renziano) ha definito nell'ordine "hooligan di Grillo" (6 settembre 2012), "un disperato" (5 dicembre), "un povero patetico" (6 dicembre). E, peccato mortale, ha osato motteggiare il vanesio Scanzi toccandogli i... capelli: "Ma quanto è cafonal il taglio di Scanzi? Ma quanto?" (2 dicembre 2013). E Scanzi reagisce da par suo, sfoderando colpi bassi: "Ci ha proprio una fissa per i capelli. Forse perché li sta perdendo. Ops". Scanzi in soccorso di Travaglio - Quando gli si toccano i capelli, si diceva, l'egotista Scanzi diventa una belva. Ma se gli toccano Travaglio, riesce addirittura a mettere da parte l'ego: bisogna difendere il proprio padre putativo. E visto che Nicodemo di stilettate a Marco Manetta ne ha scritte fin troppe, il prezzemolino Andrea ha buon gioco. "Lasciamo stare la tenerezza che suscita un 35enne che passa buona parte della sua vita su Twitter a difendere il suo Dio, come neanche un bimbominkia di Justin Bieber - incalza la firma del Fatto, che da twittero incallito sfotte il social-addicted renziano -. Lasciamo stare la fisiognomica (non sarebbe elegante). E lasciamo stare anche la capacità dialettica, un mix di balbettii e tentennamenti esilaranti". Pronti via, si parte: Nicodemo massacra Travaglio (e con lui pure Michele Santoro) dandogli del "vergognoso" (3 marzo 2012), "più mansueto di un gatto castrato" (10 gennaio 2013, la sera di Berlusconi ospite di Servizio Pubblico) e battezzandolo così: "Ha fatto cilecca, può capitare quando desideri qualcuno da troppo tempo". E come replica il prode Scanzi? "Parlava probabilmente con cognizione di causa". E siccome la polemica è un'arte sottile, eccolo sfottere Nicodemo su alti terreni dialettici: quello del renziano era uno "stalking denigratorio quasi tenero nella sua componente ossessivo-compulsiva, come se Travaglio gli avesse rubato la merenda (delle molte che pare aver mangiato) da piccolo". Bene, quasi calvo, forse impotente e pure grasso: ci manca lo specchio riflesso e la rissa tra 12enni è completa.