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Cuperlo e Civati, la storia di due candidati triturati

Gianni Cuperlo e Pippo Civati

L'uomo dell'apparato non ha nemmeno votato per se stesso. Il "grillino" Pippo giurava che avrebbe vinto. Missione fallita...

Andrea Tempestini
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Ha vinto Matteo Renzi. Anzi stravinto. Nemmeno i sondaggi più favorevoli al sindaco davano simili distacchi: flirta con il 70 per cento. Siderale il distacco di Gianni Cuperlo e Pippo Civati, non soltanto sconfitti, ma anche umiliati. Una figuraccia. Cuperlo è stato una sorta di "agnello sacrificale", il candidato d'apparto mandato allo sbaraglio, l'ex fedelissimo di Massimo D'Alema immolato sull'altare di Renzi. Tutti sapevano da tempo che sarebbe andato incontro a una sconfitta certa, che le proporzioni hanno reso imbarazzante. Uno schiaffo, a Cuperlo e a tutto il Pd, quel vecchio Pd spazzato via dal voto dei militanti, un voto che esprime due volontà: archiviare il governo Letta e, di pari passo, tutta la stagionata nomenklatura democratica, da Rosy Bindi a D'Alema, passando per Pier Luigi Bersani e Anna Finocchiaro. Fa sorridere inoltre il fatto che nemmeno Cuperlo abbia votato per sè stesso. Al seggio ha spiegato: "Avevo promesso di non autovotarmi. Domani svelerò chi ho scelto". Poi c'è Pippo Civati, il "grillino", un "fenomeno" del web (seguitissimo il suo blog) che si era convinto di essere il nuovo Beppe Grillo: "Vi sorprenderò, come Grillo - disse poche ore prima del voto al Corriere della Sera -. Vincerò le primarie". Civati disse anche che "l'operazione recuperlo è conclusa". Una freddura con cui assicurava di avere il secondo posto blindato alle primarie, un secondo posto da cui scattare per prendersi il primo e il Nazareno. La missione, però, è clamorosamente fallita. Civati, come direbbe Giuliano Ferrara, è "arrivato tre". Terzo su tre. A una distanza da brividi da Renzi.

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