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Marina Berlusconi replica a Repubblica: "L'amore per papà non mi acceca"

Davide Locano
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Le vecchie ossessioni sono dure a morire, come quella che nutre Repubblica nei confronti di Silvio Berlusconi e la sua intera famiglia. Tanto che oggi, martedì 21 gennaio, il quotidiano ha pubblicato un commento di Francesco Merlo, il quale accusa Marina Berlusconi, in estrema sintesi, di essere come da titolo una delle "figlie guardiane dallo sguardo un po' miope". Merlo, inseme ad altre figlie di padri celebri, le contesta quello che la stessa Marina, in una lettera inviata a Repubblica, definisce "un eccesso di amore che, accecandole, condizionerebbe inesorabilmente la loro difesa militante dei padri". Secondo Merlo, tra le varie, Marina "da tempo porta sulle spalle papà Silvio come Enea portò Anchise". E ancora, dopo aver analizzato il ruolo di diverse figure femminili, sentenzia: "Tutto bello dunque? No, la medaglia ha una faccia sporca: la custodia di queste italianissime figlie femmine, spesso arcigna e severa come un tribunale speciale, è quasi sempre anche l'imprigionamento del padre, soprattutto quando le sua grandi qualità lo hanno reso protagonista del tempo". E ancora: "Le occhiute e cocciute figlie-guardiane rischiano infatti di impedire o solo rallentare la verità storica su uomini che appartengono all'Italia e non a loro. Anche perché guardandoli troppo da vicino le figlie vedono male i padri per i quali stravedono", conclude. Leggi anche: "Imane Fadil, le calunnie contro mio padre": l'intervento di Marina Berlusconi Parole pesanti, per le quali la figlia del Cav passa al contrattacco: "È sicuro Merlo che l'amore di una figlia accechi più dell'odio a testa bassa dell'avversario politico?". E ancora: "Conosco molto da vicino mio padre, l'uomo che è, l'energia e la generosità con cui ha affrontato i problemi del Paese, conoscendo tutto questo ho potuto soppesare bene, senza mi pare eccessive miopie, quanto assurdi fossero e siano gli attacchi contro di lui, quanto lontane dal vero le valutazioni sul suo agire politico, quanto persecutorie e strumentali certe inchieste della magistratura", rimarca Marina Berlusconi. "E non credo - riprende nella lettera -, per usare le parole di Merlo, che il mio comportamento rischi di impedire o solo di rallentare la verità storica. Il desiderio che mi anima è esattamente l'opposto: quello - lo sostengo senza alcuna velleità e presunzione - di dare il mio piccolo, piccolissimo contributo perché verità e storia non camminino più su strade divergenti, perché la verità storica cominci finalmente ad essere letta senza le lenti deformanti del pregiudizio e dell'odio". Infine, Marina Berlusconi sottolinea come "certi giudizi politici mi pare inizino a riscoprire un poco di obiettività, mi pare che a fronte di un desolante presente anche molti avversari inizino a rendersi conto dei meriti di chi da più di vent'anni si impegna per cercare di migliorare le cose in questo Paese. Dopo tanti veleni, sarebbe un bel passo avanti", conclude.

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