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Pietro Senaldi spietato con Bonafede: "Se non fosse stato per il M5s l'avvocatino di Mazara del Vallo..."

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Caterina Spinelli
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Ingiustizia è fatta. Da ieri l' Italia non è più un Paese sicuro per i cittadini innocenti, che rischiano di restare sotto processo tutta la vita e di crepare con ancora un giudizio sospeso sulla loro onorabilità. Dobbiamo ringraziare di questo il signor Bonafede, un avvocatino di Mazara del Vallo che se non ci fossero stati i grillini mai avrebbe potuto diventare ministro della Giustizia. Porta il suo nome la riforma che ha tolto la prescrizione per tutti i reati dopo il primo grado di giudizio. La norma non piace a legali, giudici costituzionali, pubblici ministeri, professori universitari. Si tratta di un' iniziativa giustizialista e manettara, che tradisce lo spirito integralista e fideistico dei grillini verso le Procure, alle quali M5S riempie il caricatore per soddisfare la propria base più becera, in spregio a ogni principio di diritto. È gradita solo a qualche pm giustizialista, ai loro scribacchini di riferimento e a Cinquestelle. Tutti gli altri partiti la osteggiano. Il Pd e Forza Italia hanno due proposte di revisione della norma. Renzi si è detto disponibile a sostenere l' idea berlusconiana. La Lega, che ai tempi del governo gialloverde aveva dato via libera, subordinando però l' abolizione della prescrizione alla revisione dei tempi processuali, ha cambiato idea e sta lavorando a una legge propria. TIRARE A CAMPARE Se da ieri questo scempio del diritto è legge c' è una motivazione ancora più raccapricciante del massimalismo pentastellato che l' ha originato. Alla sinistra garantista l' abolizione della prescrizione fa schifo, ma non vi si oppone seriamente perché ciò significherebbe far cadere il governo e rischiare che vinca il centrodestra. Capiamo che è una prospettiva terrificante per Zingaretti, Bersani, Renzi e compagni, ma evitare che l' Italia entri nella barbarie giuridica vale una crisi e anche una manciata di poltrone perse. Questo esecutivo è nato contro Salvini, dipinto come il novello Mussolini. Andrebbe ricordato che il codice penale fascista, di proverbiale severità, introdusse la prescrizione che questo esercito di sedicenti democratici acconsente a eliminare. Ma non è soltanto una questione filosofica o morale che ci porta ad avversare la riforma. Le ragioni sono pure pratiche. L' Italia viene costantemente rimbrottata e multata dalla comunità internazionale per le condizioni disastrose della sua giustizia: lentezza, incertezza, inaffidabilità. Questo, oltre a violare i diritti dei cittadini e macchiare l' immagine dello Stato, è un freno all' economia. Rende arduo il lavoro alle aziende e ai cittadini italiani e scoraggia le imprese straniere dall' investire. Poiché il pesce puzza dalla testa è chiaro che sono le toghe, i deus ex machina dei giudizi, i principali responsabili del disastro. Il governo, anziché chiedere conto di questo e mettere mano a tutto il sistema, amplia i poteri alla categoria, sbilanciando ulteriormente l' equilibrio dei processi. È come continuare ad affidare i nostri risparmi a un investitore che ci ha già rovinati o comprare il decimo rinforzo a un allenatore che giace in fondo alla classifica. DERIVA PERICOLOSA Il ministro in Malafede si fa bello sostenendo che l' eliminazione di una durata massima per i procedimenti penali sveltirà i giudizi. Come dire che riempire la cantina di un alcolista gli eviterà nuove sbronze. La facoltà di portare avanti un procedimento in eterno non è garanzia che esso si concluda rapidamente; anzi, il pm che si rende conto di aver sbagliato potrebbe cercare di rinviare la sentenza in eterno per evitare di veder bocciato il proprio castello accusatorio. L' unica via per ridurre i tempi della giustizia penale è la depenalizzazione, che è il contrario di quanto sta facendo questo esecutivo. Processiamo individui per le loro opinioni, per esempio per il titolo «Patata Bollente», per aver aiutato l' Italia sbloccando l' Expo, per bagatelle fiscali degne di sanzione amministrativa, per non aver fatto sbarcare dei clandestini, che comunque non sarebbero poi stati liberi di girare per il Paese. L' abolizione della prescrizione spingerà ancora un po' più in là l' Italia verso la sua deriva grillino-antidemocratica. Saremo una nazione di innocenti imputati e procuratori senza freni. La sinistra ha sempre avuto il vento della magistratura in poppa, ma mollare a una sola categoria tutte le chiavi della Repubblica non conviene neppure a lei. Già troppi danni le procure politicizzate hanno fatto. Unica consolazione è che anche i grillini in malafede finiranno vittima del loro giustizialismo fanatico. Partiti per processare la Casta, sono finiti a darsi del ladro l' uno con l' altro, come ha evidenziato la vicenda Fioramonti sui rimborsi non versati, un po' come il magistrato interpretato da Alberto Sordi in "Tutti dentro", partito per ripulire il mondo e distrutto dalla propria cieca furia. di Pietro Senaldi

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