Minzolini: "Ferrario afflitta da sindrome da video"
L'ex direttore del Tg1, a processo per abuso d'ufficio, si difende dall'accusa di aver marginalizzato la giornalista per ragioni "politiche"
In attesa di difendersi in aula, nel processo in cui è accusato di abuso d'ufficio per aver marginalizzato e rimosso dal video la giornalista Tiziana Ferrario, l'ex direttore del tg1 (e attuale senatore di Forza Italia) Augusto Minzolini, si difende via social network, in una intervista su Twitter concessa al sito giornalettismo.com. "Il problema del tg1 all'epoca era che aveva una platea molto anziana, 62 anni. Un dato che rendeva la testata meno appetibile di quello che avrebbe potuto essere per i pubblicitari. Per cui già nel piano editoriale promisi che avrei cambiato le conduzioni e avrei rinnovato l'immagine del tg. Lo dissi e lo feci: cambiai studio, sigla, assunsi i precari e ne misi molti in video. Sono le facce che vedete oggi: Chimenti, Matano, D'Aquino, Bisti etc. Per far questo dovevo creare le condizioni di un avvicendamento: mi feci dare l'anagrafe del video, cioè da quando i conduttori erano in video e venne fuori che la Ferrario lo era da 28 anni, la Busi da 20 e via dicendo. Così feci questa operazione. Nel giro di 6 mesi l'età media degli spettatori del tg1 scese a 59 anni". Giornalettismo gli fa notare come nella relazione del pm si ricostruisce come lei abbia “emarginato la Ferrario dal luglio 2009 dall'attività della redazione esteri” quando la suddetta giornalista aderì “alle proteste espresse dal cdr per assenza di indipendenza della linea del direttore” e poi di averla sollevata dalla conduzione del Tg quando la giornalista rifiutò “di aderire a un documento di sostegno della linea editoriale”. E gli chiede perché è partito tutto cronologicamente dopo quel documento e non prima, al suo arrivo in redazione. "Perché prima mi occupai, e non ci volle poco tempo, dell'assunzione dei precari. E alla Ferrario promisi un ruolo che farebbe felice ogni giornalista: l'inviata per i grandi eventi. Visto che in quei giorni c'erano stati gli attentati alla metropolitana di Mosca, gli chiesi di fare un'inchiesta sul terrorismo fondamentalista a Mosca, mi rispose che era in ferie (c'è la documentazione di quello che le sto scrivendo). Poi gli chiesi di andare in Iran per la primavera iraniana, mi rispose che non era riuscita ad avere il visto. Quindi, è andata a sostituire per un periodo il corrispondente del tg1 a New York. Visto che, almeno con me, non era per nulla collaborativa (non mi ha mai fatto una proposta di lavoro, chessò un servizio, un'inchiesta come normalmente fanno gli inviati) chiesi che fosse l'azienda a trattare direttamente con lei. O comunque di fare da tramite. Così la rai gli propose di fare la corrispondente a Madrid. La risposta fu che non poteva assumere quell'incarico perché la mamma, che risiedeva a Milano, stava poco bene. Allora le fu proposto di fare il caporedattore ad personam a Milano. La risposta fu che quell'incarico non le piaceva. Per cui alla fine, di comune accordo con la Rai, decidemmo di promuoverla caporedattore (dal '94 la Ferrario ricopriva l'incarico di vicecaporedattore) e di metterla al mattino. Dico dopo 17 anni è stata promossa dal sottoscritto! Badi bene che, per essere precisi, un mese dopo l'avvicendamento in conduzione la Ferrario mi inviò una lettera per comunicarmi che era disponibile ad assumere il ruolo o di vicedirettore (ma è una carica che non potevo prometterle visto che i vicedirettori vengono nominati dal cda), o di caporedattore, o , ancora, di corrispondente.L'incarico che poi di fatto ha avuto. In ultimo ho sempre creduto che la Ferrario ce l'avesse con me, che andato via io avrebbe trovato una sua dimensione con i miei successori. Invece, niente. L'attuale direttore, Orfeo, gli ha proposto l'incarico di corrispondente negli Usa. Lei è stata dall'altra parte dell'oceano due mesi, ma alla fine ha rifiutato. Chi ha condotto le trattative con lei, mi ha detto che non gli piaceva casa . Vede, io non mi scandalizzo visto che la Ferrario è affetta da una patologia che colpisce molta gente in rai (io ne sono immune perché vengo dalla carta stampata): la sindrome da video.