Pietro Genovese, Senaldi: i tossici uccidono al volante e lo Stato liberalizza la droga
Questo governo è davvero strano. Sostiene di fare di tutto per il nostro bene e di agire solo per tutelare la nostra salute. Per questo ha imposto la tassa sulle bibite, quella sulla plastica e quella sulle auto aziendali, e sempre mosso da nobili intenti ha dichiarato guerra al diesel, anche ai modelli che inquinano meno delle vetture a benzina e di alcune verdi. Tuttavia ha cercato in ogni modo di far passare la liberalizzazione delle droghe leggere, inserendola di soppiatto nella legge finanziaria e facendo fuoco e fiamme quando la presidente del Senato, Casellati, ha depennato il provvedimento allucinante e allucinogeno, sostenendo che non c' entrasse nulla con i conti dello Stato. I due atteggiamenti della maggioranza giallorossa sono solo apparentemente in contraddizione, perché in realtà essi rientrano nel medesimo disegno: fare cassa attingendo in qualsiasi modo possibile alle tasche dei contribuenti vestendo i balzelli con un abito ideologico. Così la Coca Cola e il diesel vengono gravati di imposte con la scusa della salute e la cannabis è resa legale in nome della libertà personale e della lotta allo spaccio ma lo scopo del governo è più banalmente fare soldi anche sul commercio di canapa. LE STATISTICHE La questione è tornata di attualità dopo l' incidente dello scorso settimana in cui a Roma hanno perso la vita due sedicenni, che hanno attraversato la strada quando e dove non dovevano e sono state travolte da Pietro, il figlio ventenne del famosissimo regista Paolo Genovese, autore di film di straordinario successo sui vizi e le bassezze della nostra società. Il ragazzo era stato fermato per droga nel 2017, 2018 e 2019 e gli era stata restituita la patente, sospesa per ragioni legate al consumo di stupefacenti, solo poco tempo fa. I test della Polizia hanno rilevato che il giovane al momento della tragedia era in condizioni alterate e forse anche per questo non è riuscito a frenare in tempo, come invece ha fatto il guidatore che lo precedeva, sobrio e lucido. Leggi anche: Pietro Genovese, Giulia Bongiorno avvocato dei genitori di Gaia: "Diremo la nostra sulle ricostruzioni" Ogni anno muoiono investiti oltre 1500 pedoni, ciclisti o motociclisti e almeno altrettante persone perdono la vita a bordo di un' auto. L' incidente stradale è la prima ragione di morte tra i giovani. Intorno ai vent' anni, da sola, fa più vittime di tutte le altre cause messe insieme. Spesso dietro le tragedie ci sono alcol e droga. Qualche anno fa, quando venne introdotto il reato di omicidio stradale e vennero mandate sulle strade le pattuglie, a controllare, il numero di decessi si ridusse in maniera importante. Oggi la politica ha lasciato perdere e i morti sono tornati a crescere. In compenso, per quattro soldi, i giallorossi pensano bene di legalizzare la cannabis. COSE DA FARE Se davvero la politica avesse a cuore la salute dei propri sudditi - perché a questo ormai siamo ridotti - ci sarebbero molte cose da fare. Attualmente chi si mette alla guida ebbro o drogato rischia sulla carta la sospensione della patente per un anno e una ammenda da 1.500 e 6.000 euro, ma il più delle volte se la cava con una multa di 532 euro. Per riavere la licenza di guida in caso di ritiro per tasso alcolemico elevato, bastano un colloquio con il Dipartimento della Prevenzione e un programma terapeutico. Piccole cose. Eppure ci sarebbero molti provvedimenti a costo zero per cercare di arginare le stragi, come la sospensione per cinque anni o il ritiro definitivo della patente a chiunque sia trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Non c' è speranza che simili provvedimenti siano non dico varati ma almeno discussi. Il governo giallorosso ha per la vita dei cittadini lo stesso rispetto che ha per le loro tasche: zero. Supertasse alle auto di grossa cilindrata, perché portano denaro, ma meno volanti sul territorio, perché costano. E poi strade costellate di buche, illuminazione scarsa e segnaletica evanescente: è stato calcolato dall' Associazione Strade Sicure che farci viaggiare più sicuri costerebbe 42 miliardi. Più semplice legalizzare la cannabis per un governo in crisi d' astinenza da quattrini facili. Specie se dai giudici arriva un assist come quello della sentenza della Cassazione, resa nota ieri, secondo cui non è reato coltivare marijuana in casa propria, benché sia poca e l' attività non abbia carattere imprenditoriale ma si svolga in forma domestica e con tecniche rudimentali. di Pietro Senaldi