Chef Barbieri sul cenone di Natale: "Ma quale panettone?", quali sono gli errori più comuni
«Non scherziamo, il Natale è una cosa seria». Parola di Bruno Barbieri, sette stelle Michelin in carriera e amatissimo giudice di MasterChef Italia (in onda il giovedì in prima serata su SkyUno), che oggi ci propone un menu davvero da mille e una notte per il nostro Natale. La sua festa preferita, perché «ha il sapore della tradizione e della famiglia», spiega. Bruno, intanto grazie per le sue ricette di Natale. A tal proposito, cos' è il Natale per lei? «Il Natale è una festa importante, che abbiamo sempre vissuto bene sin da bambini, con il presepe, l' albero, la letterina da mettere sotto il piatto. Ce le ho ancora tutte, con tutti i brillantini attaccati. Le preparavamo sempre a scuola. Ho dei ricordi bellissimi di quei momenti». E dal punto di vista della cucina? «Anche dal punto di vista della cucina ho dei ricordi straordinari, nel senso che credo che il Natale racconti la tradizione. Per me il giorno di Natale è fondamentale; come mi diceva sempre mia nonna, a Natale si mangiano i piatti più importanti che raccontano la storia della casa, del paese, della tradizione». Quali pietanze non possono assolutamente mancare a casa Barbieri? «I tortellini, la faraona, lo zampone, la mostarda. C' è anche il panettone, ma è il certosino che racconta l' Emilia: è un dolce fatto con la saba, la cioccolata fondente, i canditi, le spezie, le mandorle, le noci. La cosa interessante è che lo si può mangiare anche dopo quattro-cinque giorni, perché più sta lì e più diventa buono». In quest' ultimo periodo si sta un po' perdendo il gusto del Natale, con tutte le sue tradizioni. Cosa ne pensa? «I tempi sono cambiati, sono diventati più moderni, però aver vissuto quei momenti e avere quei ricordi indelebili mi rende un uomo felice. Credo che il Natale sia un momento bello per la famiglia. Anche ricordare le persone che non stanno più con noi è un momento di condivisione. Questo sarà il secondo Natale senza mio padre, però poter rivivere la sua presenza almeno attraverso i ricordi è importantissimo. Penso che i giovani dovrebbero ogni tanto chiedere ai più grandi come era il Natale 30-40 anni fa. Io ai miei nonni chiedevo spesso come era il loro Natale, quello dei primi del 900, sembrava così lontano». Natale, feste, ma anche tanto lavoro per lei, impegnato con la 9ª stagione di MasterChef e dal 6 gennaio con un' altra avventura tv... «Si tratta di Cuochi d' Italia dal mondo e andrà in onda su TV8. In questo programma faccio qualcosa di assolutamente nuovo per me, sono alla conduzione. Certamente non è stato un anno facile, perché ho dovuto adattarmi ai vari programmi: MasterChef in un modo, Quattro hotel in un altro e tra poco anche Cuochi d' Italia. Ma sono una persona piuttosto eclettica, riesco a trasformarmi abbastanza bene, quindi sono molto contento di fare anche questa esperienza». Il fatto di indossare i nuovi panni del conduttore significa che ha altre ambizioni tv? «Mi piacerebbe condurre Sanremo (ride). È una cosa che apparentemente fa molto ridere, ma se ci pensiamo bene potrebbe anche essere la strada giusta. Badate bene che ogni tanto i sogni, nella vita, possono anche avverarsi... ovviamente è solo una battuta!». Soffermiamoci su MasterChef: com'è questa edizione? Ormai è necessario che l' asticella si alzi sempre di più... «Talento, passione, follia, quest' anno abbiamo veramente di tutto. Le persone sono arrivate molto preparate e davvero con la voglia di vincere. È questo che voglio!». E per lei, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, orfani di Joe Bastianich? «Abbiamo lavorato molto sulla cucina, a differenza delle passate edizioni, in cui ci eravamo concentrati di più sullo spettacolo. L' asticella non si è alzata solo per i concorrenti, ma anche per noi giudici, che ci mettiamo anche la faccia e la firma puntando su un aspirante chef e cercando di tirare fuori tutto il suo talento». La televisione è parte della sua vita, impossibile definirla solamente chef. «A 50 anni ho scoperto che fuori dalle cucine c' è un mondo, una vita, cose che mi stimolano. E mi sono buttato. Faccio tante altre esperienze, non dimenticandomi però da dove sono partito, cosa ho fatto e della cucina, che è e sarà la mia missione per la vita». Il suo esempio sta contribuendo a far conoscere la cultura della cucina... «Esattamente. E questo mi dà grande felicità. È cambiato il modo di pensare al cibo, la gente va al ristorante e sta attenta al menù, all' impiattamento e alla scelta delle materie prime». In che stato è la cucina italiana? «Ha bisogno di attingere poco dalle altre, è una delle migliori. Un tempo sembrava che la cucina buona fosse legata alla elite, MasterChef ha dimostrato che non è sempre così». di Silvia Tironi