Vittorio Feltri: la tv, fonte eterna di litigi. Ecco quando Enzo Biagi era polemico con la Rai
Pubblichiamo l' intervista che Vittorio Feltri fece ad Enzo Biagi nel marzo del 1985 dopo gli attacchi politici alla trasmissione «Linea Diretta». Da allora, in viale Mazzini la situazione non è cambiata. Enzo Biagi, per «trenta minuti dentro la cronaca», è quasi tutti i giorni sui giornali; per gli scoop, naturalmente, ma anche per le polemiche. E che polemiche. A dire il vero, erano cominciate ancor prima che «Linea Diretta» partisse, perché il consiglio di amministrazione della Rai era diviso sull'opportunità di mandarla in onda: da una parte i socialisti, che non ne volevano sapere; tutti gli altri (tranne il Psdi, che nicchiava) erano, invece, favorevoli all'esperimento. Alla faticosa fase di preparazione del programma, segnata fino all'ultimo dall'incertezza, ha fatto riscontro un immediato successo: sono bastate un paio di puntate a fare «impazzire» gli indici di ascolto che a quell'ora, le 23, sono di solito miseri, specialmente se il video propone qualcosa di poco digestivo, come il giornalismo. Per Biagi, tanti applausi, ma anche qualche fischio. Ovvio. E la trasmissione è andata avanti. Ma ecco che i fischi diventano assordanti. Di chi sono le disapprovazioni? Dei socialisti che sospettano l'uso elettoralistico di «Linea Diretta» da parte del conduttore in favore di altri partiti: Dc e Pci, in particolare. Biagi, si aspettava questa nuova tempesta? «È quasi una cara consuetudine. Non passa una settimana che Craxi non metta in moto qualche comparsa, o qualche controfigura, perché non è pensabile che quella gente si muova senza il suo benestare. Anzi, ogni tanto ho l' impressione che ne discutano in famiglia». Sono quattro, se non sbaglio, le trasmissioni poco gradite. Cominciano da quella su Teardo, dicono che sia stata condotta in chiave antisocialista. «Non so che domanda farebbero loro a dei signori accusati di appropriazione indebita. Appartenere a un partito è un' attenuante? Martelli è arrivato a teorizzare una specie di lottizzazione dei corrotti, tanti per ogni bandiera. Come dire che il vizietto è così diffuso che non bisognerebbe farci tanto caso. Non vedo perché non stabiliscono con un decreto che il ladro con ideologia non è un furfante ma un sognatore. A Teardo e compagni è stata offerta la possibilità di spiegarsi e di difendere, non sono stati obbligati a concedere interviste. Mentre l' onorevole Martelli insulta, senza avere contraddittorio. Non è così?». Leggi anche: "Meloni, forza della natura". Feltri la incorona: perché la sua scalata è "irresistibile" Paolo Pillitteri, cognato di Craxi, sostiene che, con tutti gli scandali che ci sono, lei ha scelto proprio quelli dove i protagonisti sono del Psi. E Martelli ha definito il programma vergognoso e manipolato. «Non so se anche la statistica mi dà ragione, come ritengo. Di sicuro almeno i radicali, i liberali, i repubblicani, e i comunisti hanno le carte più in regola. E la Dc ha l' attenuante di tanti anni di tentazione. Ma è anche certo che quella trasmissione è stata fatta nel momento in cui Teardo veniva interrogato dai giudici e si attendeva una decisione sull' altro processo, quello di Torino. Che, per caso, proprio ieri, è stato rinviato a dopo le elezioni». Massimo Pini e Walter Pedullà sono stati i soli a votare contro «Linea Diretta», quando si trattava di approvarne la produzione. Il loro no potrebbe influenzare la sua serenità nelle puntate in cui c'entrano i socialisti? «No. Sarebbe, oltretutto, un risentimento sprecato. Ho un contratto di tre anni». Il programma sull'aborto è stato criticato, oltre che nei paraggi del Psi, anche da qualche senatrice comunista. Si sostiene che il filmato sul «grido silenzioso» è un'operazione contro le donne, e lei lo avrebbe mandato in onda per impressionare la gente e convincerla che il feto è un bambino in piena regola, e non un complesso incosciente di cellule, per cui eliminarlo equivale a un assassinio. Insomma un programma a senso unico: antiabortista. «Solo chi è in malafede può lanciare queste accuse. Una parte del documentario americano, per altro trasmesso da tutte e tre le grandi reti USA, è stata data da Rai 3. Lo abbiamo fatto presentare da Ted Koppel, il giornalista statunitense che conduce un programma analogo al nostro, e si spiega che qualcuno ne metta in dubbio la serietà scientifica. Abbiamo chiamato tre medici, di cui due a favore dell' aborto e uno contrario per discuterne. Il fatto che non ci fosse neppure un donna non mi pare determinante; posso parlare del parto anche se non sono mai stato incinto. Se poi non abbiamo soddisfatto alcune senatrici comuniste, pazienza: ogni sera c' è qualcuno che non è felice». Altra trasmissione, altre accuse. Ha messo De Mita di fronte a Natta, e per Pillitteri si è trattato di un «faccia a faccia» di tipo conciliare. «E non è un faccia a faccia quello di Martelli e di Minoli a "Mixer"? Anzi un comizio sceneggiato. Avevo qualche dubbio sull' uso della lingua italiana da parte del "collega" (prego mettere le virgolette) Pillitteri; ma vedo che è debole anche in aritmetica. È vero o no che la Dc e il Pci hanno dalla loro 70 italiani su 100? E che presentare Natta e De Mita interessa di più che un possibile confronto fra Martelli e Longo?». Scusi, però i socialisti a «Linea Diretta» non compaiono mai, perché? «Non è vero sono intervenuti, per esempio Giugni, Manca e Benvenuto. Il Psi ha creato comunque un tale clima per cui i rapporti con loro finiscono sempre per assumere il valore di un atto di sottomissione o di riparazione a colpe che non esistono. Quando c'è stata l'occasione, come "Film Dossier", Craxi ha partecipato con Lama, Agnelli, De Mita e Napolitano». È stata criticata anche l' intervista parallela a De Benedetti e Romiti, perché? «Forse per l' onorevole Pillitteri è una prova di sottomissione al neocapitalismo, che ne so io? Il vero scopo di questi "signori" è di sottomettere la Rai ai partiti e di avere Berlusconi dalla loro». Dimenticavo la P2, che invece c' entra sempre. Ho letto che lei ha censurato Teodori quando precisava che anche il Pci ha preso soldi da Calvi. «Non ho censurato né Teodori né altri, come conferma la lettera che il deputato radicale ha inviato al Giorno domenica scorsa, per rettificare un' affermazione del già troppo citato Pillitteri che ha, quindi, detto il falso». Ho letto che la «premiata ditta Biagi» quando fa qualcosa in tv pretende di mettere in pista propri dirigenti e propri collaboratori, tutti al suo servizio anziché a quello della Rai. «Solo uno sprovveduto fa finta che in tutti programmi Rai, da "Domenica in" a "Mixer", non esistano i collaboratori esterni. Che nelle mie trasmissioni vengono puntualmente elencati. Non c' è professionista serio, in ogni campo, che non cerchi di avere con sé le persone che stima di più. Il mio desiderio, che non è evidentemente anche quello di Craxi, è di avere scritto sulla tomba questo detto del vecchio Rockefeller: "Qui riposa un uomo che seppe circondarsi di uomini migliori di lui". L'onorevole Pillitteri dica ai prediletti amici che ha in tv di fare altrettanto. Così migliorerà il prodotto. E magari cominciando dal consiglio di amministrazione». Biagi, ma perché tutto questo chiasso? «Credo di essere uno scopo secondario, attorno alla Rai ci sono tante manovre e pare che i socialisti vogliano cambiare Zavoli, che si è dimostrato poco docile, e piazzare un nuovo direttore alla seconda Rete. Tra gli aspiranti a quel posto ci sarebbe il dottor Pini. È una specie di catena di Sant'Antonio o di grande agenzia di collocamento, mascherata dietro un'insegna politica». di Vittorio Feltri