Massimo Casanova, il fondatore del Papeete: "Quando mi chiamò Matteo Renzi"
«Ho conosciuto Matteo Salvini quando non era ancora segretario della Lega. Lui non era mai venuto in riviera romagnola e una sera, quando venne a Cervia, un mio amico comune me lo presentò». Ed è scattato subito il feeling? «Si, perché era una persona semplice, alla mano, aveva tutte le caratteristiche che hanno sempre i miei amici». Da allora? «Abbiamo iniziato a frequentarci, non solo in Romagna e ha cominciato a portare la famiglia in vacanza nel mio bagno, l' ormai famoso Papeete Beach». L' ormai famigerato Papeete Beach? «Ma quale famigerato, siamo un' eccellenza della nostra terra, ci conoscono in tutto il mondo». Come nasce il Papeete? «Io vengo da una famiglia di albergatori, ma fin da ragazzo ho sempre voluto fare qualcosa di mio. Ho girato il mondo, come tanti delle mie parti, e mi è venuto in mente questo cocktail di successo». Il mojito? «No, un modo di far turismo in spiaggia che tenga uniti tutti. La Romagna è il numero uno nell' accoglienza turistica, però il modello era diventato ripetitivo: c' era la pensione, a due, tre, quattro stelle e le discoteche, le famiglie da una parte e i giovani dall' altra. Io ho messo tutti insieme in spiaggia: castelli di sabbia e biglie con cubiste e aperitivi». E con Salvini sulla sdraio gli affari sono decollati? «È vent' anni che esistiamo. Matteo è un amico, con il fatturato non c' entra». L' uomo dietro il bancone è Massimo Casanova, romagnolo doc, tre figli, prossimo ai cinquanta, da maggio eurodeputato della Lega, ma eletto non a casa sua bensì nella circoscrizione Sud, dove ha raccolto 65mila preferenze, secondo solo a Salvini, «con il quale comunico a occhiate, perché ci capiamo meglio così», spiega. «Con noi romagnoli basta una stretta di mano e uno sguardo». Imprenditore di successo e politico, da giovedì scorso e fino al 26 gennaio svolgerà una terza professione: sosterrà in tutto e per tutto l' amica-candidata Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra alla presidenza dell' Emilia-Romagna. «Una grande amica, una donna che quando inizia una cosa non vede l' ora di finirla per poi cominciarne subito un' altra. Qui ha sempre governato la sinistra, la Regione ha bisogno di lei, sto girando molto e avverto nella gente il bisogno di novità, l' energia, la voglia di qualcosa di diverso. Anche la rossa Emilia-Romagna ha bisogno di cambiarsi camicia dopo settant' anni». Dicono che il suo avversario, il presidente uscente Bonaccini sia un osso duro, non ha poi governato così male? «È del Pd, è vecchio. Qui c' è fermento, e poi tutti hanno capito che se il centrodestra vince in Emilia-Romagna poi cambia tutto in Italia, non solo nella Regione». Dica la verità, Massimo, lei è leghista perché ha conosciuto Salvini? «E questo chi l' ha detto? Nel 1988 avevo diciotto anni e Umberto Bossi voleva fare un incontro qui in Romagna ma, terra rossissima, nessuno gli dava la sala. Ho convinto mia madre a mettergli a disposizione il nostro albergo, guardi, ho qui la foto. Ho ascoltato l' Umberto e ho votato Lega». E da allora, sempre sul Carroccio? «Con qualche pausa astensionista». Ma lei non pensa di aver creato un guaio a Salvini, sul Papeete lo attaccano tutti? «Lo attacca chi non c' è mai stato. Il Papeete è un orgoglio regionale. Quando la sinistra ci sfotte sui mojito e le cubiste fa l' ennesimo autogol, è come se insultasse tutti gli imprenditori della riviera e i turisti che ci vengono. Qui facciamo affari e divertimento. Il mio massimo piacere e far star bene la gente, l' incasso arriva dopo. Provi a prendere l' autostrada il venerdì e il sabato sera, da Bologna sono tutti in coda per venire qui, saranno mica tutti scemi, razzisti, o ubriaconi? È la gente comune, quella che a sinistra non vota più». Come mai la sinistra non lo capisce? «Un po' ormai sono cotti, gli altri lo capiscono ma non hanno soluzioni. L' ho capito quando mi ha chiamato Renzi». Renzi? Voleva un ombrellone in prima fila? «Questa è buona. No, era premier e stava andando al meeting di Cielle a Rimini, mi ha chiamato, siamo stati al telefono un quarto d' ora. Mi ha pure fatto i complimenti per il Papeete». Cosa le ha chiesto? «Com' era andata la stagione». E lei cosa ha risposto? «Che il punto non è come va una stagione ma che se non ci abbassava le tasse, qui prima o poi soffocavamo tutti. Mi ha chiesto di fargli una relazione sulla situazione. Gliel' ho mandata, tornando sull' argomento fisco». E com' è finita? «E chi l' ha più sentito? Sparito». Il Papeete in Emilia-Romagna è più popolare di Peppone? «Peppone e Don Camillo non si toccano, li guardo anch' io, sono la storia della nostra terra». Ma ce la fa la Borgonzoni? «Sì che ce la fa, e solo cinque anni fa sarebbe stato impensabile». Come mai ne è tanto sicuro? «Perché questa è una terra di popolo e Salvini è quello che con le persone ha il rapporto più franco e diretto. Vuol sapere come ho fatto a farmi votare in Meridione? I grillini si presentavano in giacca e cravatta, parlando dal palco, come i vecchi democristiani e i comunisti, io mi sono tirato su le maniche della camicia, ho messo la sedia in mezzo alla gente e ho chiesto: "Ditemi, cosa posso fare?"». E cosa fa, ora che è a Bruxelles? «Sono nel gruppo di lavoro su Turismo, Trasporti e Agricoltura». È vero che l' aria sta cambiando in Europa per la Lega? «Certo uno dei motivi della caduta del governo è stato il tradimento dei grillini in Europa. Negli ultimi giorni sembra che la grande alleanza europea anti-sovranisti non regga, sinistra e popolari litigano a Bruxelles come a Roma fanno grillini, piddini e renziani. Per la Lega si aprono spazi di movimento nel centrodestra. Vedremo». Ma lei è contento di non governare più con i grillini? «Personalmente non ho nulla contro di loro. Però per noi imprenditori sono una iattura. Guardi adesso cosa fanno con l' Ilva, l' Alitalia, Venezia». Lei dal Papeete ha assistito ai giorni decisivi della caduta del governo gialloverde: com' era Salvini in quelle ore? «Matteo ha provato fino alla fine a tenere in piedi il governo. È stato l' ultimo a cedere, quando tutti nella Lega lo pregavano da un pezzo di staccare». È vero che Salvini quest' estate era cupo e pensieroso? «No, direi che era conscio di avere una grossa responsabilità, verso il Paese e verso la Lega. Quando ha deciso di staccare in molti gli hanno dato del matto. Sono passati tre mesi e sembrerebbe che avesse ragione lui, come al solito». Questa è piaggieria «No, io sinceramente gli riconosco una capacità politica rara». Da amico, rimetterebbe Matteo in consolle attorniato da cubiste? «Lo facciamo tutti gli anni, l' estate precedente c' era anche Toti. Contro Salvini sono arrivati all' assurdo, lo criticano perché va a torso nudo in spiaggia o per il look esibito sotto l' alluvione a Venezia. La prossima volta lo attaccheranno perché se piove apre l' ombrello». E l' Inno d' Italia a tutto volume? «Anche quello lo metto sempre». Però non è una canzone da discoteca «Ho sempre sostenuto che i giovani hanno il diritto di divertirsi con senso di responsabilità e di rispetto. L' inno in consolle l' ho sempre messo come messaggio positivo ai ragazzi per essere uniti da Nord a Sud. Amo l' inno, sono nazionalista. Erano anni che suggerivo a Matteo di aprirsi al Mezzogiorno, tant' è che alle Europee mi ha candidato lì anziché in Romagna». Perché allora quel ballo ha scatenato tanto scandalo? «Perché non sanno più come attaccare Salvini». Cosa pensa delle accuse di fascismo? «La Romagna è anche terra tradizionalmente fascista. Bene, le assicuro che i fascisti non esistono più neppure qui. Al massimo è a sinistra oggi che sono fascisti, visto che non tollerano chi la pensa diversamente». Su Salvini e sulla Lega piovono anche accuse di razzismo e xenofobia «Matteo è lontanissimo dal razzismo e gli immigrati lo sanno bene, visto che lo fermano in strada per farsi i selfie con lui. Quanto a me, mi definisco da sempre un moderato. Da decenni ho collaboratori extracomunitari nelle mie aziende e lavoriamo benissimo». di Pietro Senaldi