Manuel Bortuzzo può tornare a camminare. Il luminare: "Lesione midollare e recupero, ecco cosa conta"
Adesso è su una sedia a rotelle, ma non sarà così per sempre. Manuel Bortuzzo un giorno forse potrà ricominciare a camminare, «io ce la metto tutta», dice lui con gli occhi azzurri colore della piscina, suo ambiente naturale, e come si fa a non credergli? Vent' anni appena compiuti eppure il ragazzo ha già vissuto un' esistenza precedente. È sceso negli abissi della disperazione ed è riemerso aggrappandosi con tutta la forza della volontà che aveva all' idea che non avrebbe pronunciato la parola fine. Non si sarebbe lasciato annientare dalla «sfiga». Ha scritto un libro che già dal titolo spiega tanto: "Rinascere - L' anno in cui ho ricominciato a vincere" (edito da Rizzoli, in uscita oggi), 160 pagine di adrenalina e training motivazionale per chiunque. L' atleta ferito racconta di quando, in un letto d' ospedale, ha dovuto metabolizzare una diagnosi di invalidità che avrebbe abbattuto perfino un toro: «Manuel, ti hanno colpito alla schiena, la lesione midollare è grave, non potrai più camminare né gareggiare». Tuttavia, «nonostante la sfiga nera di quel giorno», si sente fortunato. «Sono vivo per 12 millimetri», spiega come se parlasse della misura per dare il bianco alle pareti di casa mentre invece è la distanza tra la vita e la morte, «perché se il proiettile avesse preso l' aorta addominale avrei avuto 90 secondi di vita e per un filamento rimasto potrei tornare a camminare ancora». Un filamento di 12 millimetri che è stato la sua salvezza. «Come in gara bastano 12 millesimi per mandarti alle Olimpiadi o farti vincere un mondiale, quella notte quei 12 millimetri hanno fatto la differenza tra esserci e non esserci». Chi ha sbagliato vita - Nell' acqua che sa di cloro Manuel stava costruendo il suo futuro bracciata dopo bracciata, il fisico asciutto scolpito da ore di vasca nel centro federale di Ostia, alle porte di Roma, dove papà Franco l' aveva mandato a perfezionare lo stile intuendo che il figlio aveva la stoffa per diventare un campione. Il giovane Bortuzzo era una promessa del nuoto italiano, destinato a una carriera luminosa al pari di Greg Paltrinieri o di Gabriele Detti. Andava tutto bene, poi una notte di febbraio mentre Manuel era con la fidanzatina Martina due tizi in sella a una moto si sono avvicinati e hanno fatto fuoco. Il nuotatore cresciuto a Treviso è ferito alla schiena e si accascia a terra. Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, accusati del tentato omicidio, sono stati condannati a 16 anni. La loro vittima non prova rabbia per i due o forse un po', ciononostante è troppo impegnato a portare avanti il suo recupero. In fondo, scrive, «quei ragazzi hanno sbagliato vita. Ma la colpa non è loro, il contesto in cui sono nati e cresciuti e le scelte che hanno fatto li hanno portati a comportarsi così». Hanno sparato alla persona sbagliata, «ma poco importa perché se avessero individuato quella giusta sarebbe cambiato poco», ha ribadito a Che tempo che fa. il parere del medico È in tv che Manuel ha dato questa «notizia pazzesca», la speranza di poter abbandonare la carrozzina per ricominciare a camminare. «Mi sono dato 10 anni. La lesione al midollo non è completa, quindi non tutto è perduto», ha sussurrato usando la metafora del midollo come un viadotto crollato. È rimasta solo una sottilissima lingua d' asfalto, da cui ripartire». Grande cautela viene espressa dal professor Paolo Maria Rossini, Capo Dipartimento Riabilitazione Neurologica all' Irccs San Raffaele di Roma. «Da padre vorrei poter dire che questo giovane tornerà come prima e, se davvero c' è qualche fibra intatta, allora si può sperare in qualche miglioramento, anche se escludo il recupero totale. I risultati dipendono dalla lunghezza delle fibre intatte. Difficile sapere quindi le funzioni recuperabili se non si conosce esattamente quanto lunghe sono le fibre sane. Fino a un anno e mezzo dalla lesione del midollo ci sono speranze di recupero». Manuel ci vuole provare: «È l' unica strada che conosco per rinascere». di Brunella Bolloli