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Ferrara e Travaglio "uccidono" Vendola: "E' finito"

Giuliano Ferrara e Marco Travaglio

La telefonata in cui il governatore rideva al centro degli editoriali del Foglio e del Fatto

Nicoletta Orlandi Posti
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E' un duro attacco contro Nichi Vendola l'editoriale firmato oggi sul Foglio da Giuliano Ferrara. Il direttore immagina quelle che dovrebbero essere le scuse del governatore della Puglia dopo la telefonata intercettata in cui rideva con il braccio destra dei proprietari dell'Ilva perché era riuscito ad evitare a Riva le domande scomode di un giornalsita. "“Mi scuso con il mio popolo. Al telefono con Archinà, portavoce dei Riva dell'acciaieria di Taranto, avevo un tono di indecente intrinsechezza, una intimità un po' oscena fra potenti, alle spalle di un giornalista rompicoglioni. Ho sempre predicato e trasmesso valori rovesciati rispetto a quell'immagine che mi è esplosa contro con anni di ritardo. Ora mi vergogno profondamente. Alle scuse segue un periodo di astensione e di raccoglimento, che vi prego di concedermi, perché il senso di futilità e di doppiezza morale che quelle risate pastose e servili hanno gettato su ciò che penso o pensavo di essere mi opprime, e non so se riuscirò a cancellarlo per riprendere tra voi il mio posto”. Nichi Vendola avrebbe dovuto chiudere così secondo Ferrara. E invece il governatore se la prende con le "luride" intercettazioni a dimostrazione che "per un capo populista, che ha nominato sinistra e libertà il suo movimento, che espone la sua fede nella redenzione dei lavoratori di tutti i paesi via lotta di classe, che censura il funzionamento disumano del capitalismo e delle sue imprese, che ostenta a ogni passo una sua fragilità e umanità diversa", puntualizza il direttore del Foglio, "per un tipo fatto così che in questo modo ha costruito e costruisce le sue fortune, l'incidente dell'Ilva è definitivo". Che la carriera politica di Nichi Vendola sia finita così, ne è convinto anche Marco Travaglio che sull'editoriale del Fatto di sabato si lancia nell'analisi della storia del governatore di Sel. "Non era tra i politici peggiori", esordisce Travaglio. "Aveva iniziato bene, con un impegno sincero contro le mafie e l'illegalità. Aveva pagato dei prezzi, ancor più cari di quelli che si pagano di solito mettendosi contro certi poteri, perché faceva politica da gay dichiarato in un paese sostanzialmente omofobo e da uomo di estrema sinistra in una regione sostanzialmente di destra". "Poi però", continua Travaglio, "è accaduto qualcosa: forse il potere gli ha dato alla testa, forse la coda di paglia dell'ex giovane comunista ha avuto il sopravvento o forse quel delirio di onnipotenza che talvolta obnubila le menti degli onesti l'ha portato a pensare che ogni compromesso al ribasso gli fosse lecito, perché lui era Nichi Vendola". Secondo Travaglio "la telefonata con Archinà è peggio di qualunque avviso di garanzia, persino di un'eventuale condanna. Perché offende centinaia di migliaia di elettori che ci avevano creduto, migliaia di vittime dell'Ilva e i pochi politici che hanno pagato prezzi altrissimi per combattere quel potere malavitoso. Perché cancella quello che di buono è stato fatto in Puglia. Perché diffonde il qualunquismo del "sono tutti uguali". Perché smaschera la doppia faccia di Nichi. Peché chi ha due facce non ce l'ha più una faccia".

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