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Carlo De Benedetti, clamorosa faida in famiglia: cerca di ricomprare Repubblica dai figli, rifiuto brutale

Giulio Bucchi
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È andata in pezzi l' ultima delle grandi dinastie che hanno dominato per quarant' anni l' economia italiana e, per questa via, la politica. I figli di Carlo De Benedetti si sono ribellati al padre che, dopo tre anni di lontananza dalla prima e nonostante 84 primavere, voleva riprendere il dominio assoluto della corazzata editoriale sulla cui plancia di comando, per molto tempo, sono stati costruiti e distrutti governi e ministri, disegnati partiti e carriere politiche, non sempre di successo. Tanto per citare le più recenti: dal Pd (di cui Benedetti voleva avere la tessera numero uno) al governo Monti la cui gestazione era iniziata proprio negli uffici dell' Ingegnere a Milano. Leggi anche: "Tradimento personale". Cosa c'è dietro la guerra di De Benedetti (e Repubblica) a Renzi Ieri il colpo di scena: Carlo De Benedetti ha chiesto ai figli di vendergli il controllo di Gedi da cui dipendono Repubblica, la sua creatura prediletta, e anche La Stampa, il Secolo XIX il settimanale l' Espresso e tutti i giornali locali che fanno capo alla ex Finegil. I figli Marco e Rodolfo che guidano la Cir, la holding di famiglia da cui dipende Gedi gli hanno opposto il gran rifiuto. Netto e in toni piuttosto bruschi («è una proposta irricevibile»). In serata Rodolfo si dichiarerà «amareggiato e sconcertato» per l' iniziativa del padre garantendo che insieme ai fratelli «continueremo a dare il nostro pieno supporto al management». Così, in una domenica di autunno, si consuma la rottura degli affari e degli affetti in casa dell' Ingegnere. La lacerazione comincia nel primo pomeriggio quando Carlo fa sapere all' agenzia Ansa che venerdì ha mandato una lettera al consiglio d' amministrazione di Cir chiedendo il 29,9% di Gedi. Offre 0,25 euro che corrisponde alla chiusura di giovedì. Ma soprattutto è il livello più basso toccato dal titolo in tutta la sua storia. Con soli 38 milioni di euro, dunque, l' Ingegnere si vorrebbe riprendere il gruppo. I suoi figli Rodolfo e Marco che guidano il gruppo (Edoardo, il terzo, fa il medico in Svizzera) rispondono al padre con toni risentiti. «Con riferimento alla comunicazione diffusa in data odierna dall' Ing. Carlo De Benedetti, relativa all' offerta non sollecitata né concordata da egli presentata lo scorso venerdì, Cir rende noto di ritenere detta offerta manifestamente irricevibile in quanto del tutto inadeguata a riconoscere a Cir spa e agli azionisti il reale valore della partecipazione». Difficile pensare che un gran navigatore della finanza come l' Ingegnere sperasse in una reazione molto diversa. I termini dell' offerta erano davvero irricevibili. Il consiglio d' amministrazione che l' avesse accettata rischiava immediatamente l' azione di responsabilità da parte degli altri soci con l' accusa di aver svenduto il patrimonio aziendale. E fra Cir e Gedi i soci di gran nome certo non mancano: da John Elkann a Carlo Perrone (ex proprietario del Secolo XIX) passando per Jacaranda figlia del principe Caracciolo fondatore insieme a Eugenio Scalfari di Repubblica. Non a caso De Benedetti, nella sua lettera, faceva sapere che i rappresentanti di questi azionisti potevano restare in consiglio mentre i suoi figli e i loro delegati dovevano sloggiare entro due giorni. Un vero e proprio licenziamento in tronco. Ma non finisce qui: Marco e Rodolfo, attraverso Cir posseggono il 43% del gruppo editoriale. Il padre si offriva di acquistarne solo il 29.9%. Imponeva anche che tutto il resto venisse distribuito ai soci di minoranza fra i quali, probabilmente c' è ancora lui essendo stata approvata la fusione tra Cir e Cofide (Compagnia Finanziaria De Benedetti). Plausibile, allora, pensare che l' iniziativa di ieri sia solo un' azione di disturbo per intralciare l' operazione vera. Vale a dire la vendita dei quotidiani ad acquirenti che l' Ingegnere non gradisce. Da settimane in Borsa, per esempio, si parla di una cordata formata da Luca Montezemolo e Flavio Cattaneo cui certo le disponibilità non mancano dopo aver venduto i supertreni di Italo agli americani. Qualcun altro ha parlato dell' imprenditore ceco Daniel Kretinsky, azionista di rilevo di Le Monde. Altri ancora ricordano la pubblicità che venne data ad un pranzo a Parigi fra i Rodolfo e Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi. Il gruppo francese fa capo a Vincent Bollorè. Sul suo superyacht in crociera nel Mediterraneo Nicolas Sarkozy festeggiò l' elezione alla presidenza della Repubblica. Inaccettabile per l' Ingegnere vedere la sua creatura di carta stampata in man o ad un sodale del peggior gollismo. Molto peggio di aver nominato, con una scelta molto controversa, Mario Calabresi alla direzione di Repubblica. di Nino Sunseri

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