Marco Travaglio in difesa di Luigi Di Maio: "Gianluigi Paragone si scandalizza solo oggi?"
"Franza o Spagna, purché se magna". Marco Travaglio, censore filo-grillino, passa in rassegna i 5 Stelle che hanno disertato. Lo scopo del direttore del Fatto quotidiano è chiarissimo: difendere Luigi Di Maio e la linea del Movimento, accusando di eresia chi osa mettere in dubbio il verbo di Casaleggio. Si parte da Gelsomina Vono, "passata senza fare un plissè dal M5s a Renzi perché lei è oltre Di Maio, ma già anche oltre Renzi e trova appetitose pure le idee di Salvini". Leggi anche: "Per la prima volta dal 1994...". Travaglio, esultanza scomposta (manettara) a DiMartedì "Lei di certo magnerà meglio, potendo finalmente tenersi lo stipendio intero", suggerisce Travaglio nel suo editoriale, parlando di "vicenda doppiamente penosa: sia perché fu selezionata da Di Maio (come tutti i 5S all'uninominale) non tra gli iscritti, ma tra gli indipendenti della società civile (veniva dall'IdV); sia perché, essendo un'avvocata e non una scappata di casa, sapeva bene di candidarsi nel movimento più incompatibile col renzismo (schiforma costituzionale, giustizia, grandi opere, ambiente, politiche sociali)". A Travaglio la Vono ricorda un po' "il prode capitano Gregorio De Falco, altro indipendente eletto col M5s , poi passato al gruppo misto e firmatario ad agosto della mozione Sì Tav della Bonino, come se avesse scoperto solo allora che i 5Stelle sono No Tav". O Gianluigi Paragone, che "scopre con alti lai la politica delle alleanze annunciata da Di Maio addirittura nel 2017 e non aveva mosso un sopracciglio nel 2018 quando fu offerto un contratto al Pd prima che alla Lega". Tutta gente che, conclude amaro, rende vano lo sforzo eroico dei 5 Stelle, perché "i candidati saranno sempre italiani"