Carola Rackete, via il reggiseno e capezzolo libero? Troppo facile: "Cosa devono fare le femministe"
Il gran giorno è fissato per domani. Il #freenipplesday, come va di moda dire adesso. Perché se non scrivi in inglese e non lanci l' hashtag non sei nessuno. Comunque: domani è, letteralmente, il giorno del capezzolo libero. Quindi, donne: è arrivato il giorno della libertà dal reggiseno! Al lavoro, a fare la spesa, al mare, in palestra: che la natura trionfi. A lanciare l' idea sono state due ragazze torinesi, Nicoletta Nobile e Giulia Trivero, che in questo modo intendono dimostrare la loro solidarietà alla "capitana" Carola Rackete, la celebre eroina anti-Salvini a bordo della sua Sea Watch 3. È accaduto, infatti, che il giorno di un interrogatorio in procura - la signora tedesca è indagata dalla magistratura italiana per il comportamento tenuto in mare - Rackete sia apparsa davanti a tv e fotografi senza reggiseno. Leggi anche: Generali in campo contro Carola Rackete ed Unione Europea In t-shirt, ma senza l' indumento intimo femminile per eccellenza. E che questo giornale, con ironia, l' abbia fatto notare sul proprio sito web. Apriti cielo: per le due ragazze si è trattato dell' ennesima forma di sessismo. Nella nota che illustra i motivi della singolare protesta, compare la denuncia della «demonizzazione del corpo femminile». Si parla di «becera distrazione politica che utilizza l' umiliazione e il controllo del corpo della donna per offuscare i contenuti». Attraverso la sottolineatura che Carola non indossava il reggiseno, si è inteso operare una «delegittimazione degli argomenti» imposti dalla giovane cooperante tedesca. Da qui, come ha scritto su Facebook Giulia Trivero, il lancio dell' iniziativa «avanguardista» che si concretizzerà nel girare in città senza reggiseno. O, per gli uomini, di indossarlo. Troppo facile, ragazze. I "contenuti", gli "argomenti" di Rackete sono meritevoli del vostro sostegno? Ritenete che il "dibattito politico" sia scandalosamente offuscato, oscurato, da argomenti - "dettagli" - miserabili? C' è un modo migliore, più efficace, per mostrarsi effettivamente al fianco di Carola: lasciare per qualche settimana la vostra Torino - e l' Ert, l' Emilia Romagna Teatro, fondazione di cui siete entrambe allieve - e salpare a bordo della nave guidata dalla vostra "capitana". «Non ho mai detto di non essere femminista», ha precisato, sempre sul social network, Trivero. Ottimo. Forza e coraggio: Giulia mostri la sua vicinanza a Carola non limitandosi a non indossare il reggiseno in un tranquillo sabato estivo in città, magari rispondendo alle domande dei colleghi sulla sua "azione avanguardista", ma condivida con la "capitana" le asperità e le mancanze di comodità della vita da marinaio: l' assenza di parrucchiere, la doccia (quando funziona) di fortuna, l' estetista che non c' è, il sole a picco, i bagni di sudore, l' assenza di lavanderie, la branda per dormire, la sveglia all' alba, il rancio, i calli ai piedi, il corpo spellato, i piedi maleodoranti e gli odori forti (eufemismo). La battaglia di Carola è anche questo. Troppo comodo solidarizzare con lei limitandosi a lasciare per ventiquattr' ore le tette libere sotto la canottiera. di Tommaso Montesano