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Marco Travaglio: "Perché è satira giudiziaria". Voleva vedere Roberto Formigoni marcire in cella

Cristina Agostini
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Per Marco Travaglio la scarcerazione di Roberto Formigoni è "satira giudiziaria". L'ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, scrive nel suo editoriale su Il Fatto quotidiano, che lo ha "condannato a 5 anni e 10 mesi per corruzione, dopo ben 5 mesi di galera e lo spedisce ai domiciliari a casa di un amico che lo manterrà per i restanti 65 mesi, inaugura un nuovo filone della letteratura umoristica", la satira giudiziaria, appunto. Leggi anche: Dopo la fotografia, la 'pietà'. Per Formigoni l'incubo è finito: dal carcere va ai domiciliari "Com'è noto, da quest'anno vige la legge Spazzacorrotti, che estende ai reati di corruzione il divieto di concedere ai pregiudicati le misure alternative al carcere (già previsto per i delitti di mafia, terrorismo, droga, contrabbando, sequestro di persona, violenza sessuale, pedofilia, riduzione in schiavitù): cioè i servizi sociali e i domiciliari", continua Travaglio, "previsti per i condannati a meno di 4 anni, ma anche a pene superiori per chi ha compiuto 70 anni. A meno che - precisa la legge Bonafede - uno non collabori con la giustizia per far scoprire altri reati". E Formigoni, sottolinea Travaglio, "ha 72 anni anni e non ha mai collaborato con la giustizia. S'è addirittura rifiutato regolarmente di farsi interrogare da pm e giudici. Non ha mai ammesso i suoi reati, nemmeno dopo la condanna definitiva".

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