Vittorio Feltri incorona Stefano Lorenzetto: "Un mostro di bravura, l'unico di cui leggo le interviste"
Stefano Lorenzetto, giornalista talentuoso di Verona, da quando non vive e non lavora più in una redazione sgobba più di prima. Leggo suoi articoli magistrali sul Corriere della Sera, sull'Arena e su Italia Oggi. Non so come faccia a produrre tanta roba così interessante su ogni argomento. È un mostro di bravura. In particolare le sue interviste sono esemplari, leggo solo le sue, quelle di altri cronisti e editorialisti mi annoiano, sono scontate, tendono a compiacere coloro che vengono interrogati e non aggiungono niente a ciò che è noto, se non qualche fiume di saliva. Lorenzetto invece è un escavatore dell' animo umano da cui estrae materia fresca, inedita, buona per capire in profondità coloro su cui egli indaga. Le sue opere numerose vanno studiate. Ne ha pubblicate di alto livello, alcune anche con me, per esempio Buoni e Cattivi, Marsilio editore, un tomo in cui Stefano ed io raccontiamo i fatti e i misfatti di parecchi personaggi di spicco nel panorama italiano. Il testo ebbe un considerevole successo per merito soprattutto o esclusivamente del mio validissimo collega, uno capace di trasformare l'oro in ferro. Leggi anche: Vittorio Feltri contro Lilli Gruber: lecca la sinistra, non si è stufata? UNO SPASSO L'ultimo suo capolavoro è in libreria da oggi, intitolato Chi (non) l'ha detto, dizionario delle citazioni sbagliate, e abbiamo affidato a Renato Farina l' arduo compito di recensirlo. Compulsarlo è uno spasso perché elenca una serie infinita di errori di coloro che hanno rubato frasi divenute celebri da autori di vario genere. Trattasi di una antologia divertente in cui Stefano è riuscito a cogliere, studiando, parecchie stupidaggini o imprecisioni attribuite alla carlona a uomini celebri che non le hanno mai pronunciate o sono state distorte in modo goffo. Una lettura meritevole di attenzione e ricca di spunti per capire quanto il nostro bagaglio culturale sia stato inquinato da cattive interpretazioni. Niente di scandaloso, per carità, ma significativo del pressappochismo culturale che caratterizza la nostra tradizione. Cosicché Stefano si conferma un fuoriclasse della ricerca, un giornalista di elevato livello, capace di una prosa avvincente e seduttiva. Personalmente lo conobbi oltre trenta anni fa, allorché lessi un suo pezzo che raccontava un episodio curioso: in un comune veronese avevano intestato una via a Moravia ancora in vita. Un errore clamoroso. Il Corriere della Sera, dove svolgevo la attività di inviato, mi incaricò di riprendere la vicenda e allora telefonai a Lorenzetto per avere qualche ragguaglio. Egli mi narrò particolari gustosi che mi consentirono di arricchire l' articolo. UN PERIODO ESALTANTE Da allora rimasi amico suo. E gli affidai per l'Europeo una serie di inchieste prodigiose che fecero la fortuna del settimanale, per dirigere il quale dovetti attendere due mesi, cioè la durata dello sciopero che i dipendenti del periodico mi riservarono per impedirmi di dirigerlo poiché stavo loro sul gozzo, in quanto non ero di sinistra. Trascorsero molti anni e io finii per sostituire Montanelli al vertice del Giornale. Fu allora che chiesi al mio amico stimato, Stefano, di venire a Milano quale mio vicedirettore. Fu per me un periodo esaltante. Spero sia stato tale anche per lui. Così non fosse, amen, per me Lorenzetto era e rimane un grande grandissimo giornalista cui devo molto. di Vittorio Feltri