Sea Watch 3, il segreto scomodo di Carola Rackete: cosa nasconde la ricca ragazza tedesca
Sarebbe bastato un buon analista per risparmiare all' Italia la seccatura di Carola Rackete, insieme con lo spargimento d' ipocrisia che il suo complesso da piratessa triste porta con sé. La ragazza che solcava i mari per aiutare i poveri sulla nave dei ricchi, la Sea Wacht3, probabilmente verrà soltanto sculacciata (metafora) dalle nostre autorità e poi rispedita in Germania a fare i conti con la propria irresolutezza di bambina ricca, viziata, degna prosapia d' una famiglia alto borghese nella Bassa Sassonia affacciata sul freddo orizzontale del Mar Baltico. In realtà Carola era una predestinata, come lei stessa ebbe modo di dichiarare in tempi sospetti: «La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto». Leggi anche: Sea Watch 3, Carola Rackete è già fuggita dall'Italia FOLLIA ROMANTICA Eccolo, allora, l' inventario del senso di colpa che attanaglia l' eroina delle sinistre orfane di capi: un elenco di virtù non volute, immeritate ed espiate mediante l' invasamento immigrazionista, la coazione al soccorso purchessia degli ultimi della Terra. Ma attenzione, nell' allucinazione terzomondista che ottenebra la giovane Carola non c' è spazio per la personalizzazione dei buoni sentimenti: a Lampedusa, mentre speronava l' imbarcazione della Guardia di Finanza, lei era pronta a sacrificare tutti i suoi adorati (e da noi tutti commiserati) 42 migranti africani pur di affermare la sua battaglia di principio. L' assioma universale è appunto questo: chi siete voi per impedirmi di redimere il mondo pur di acquietare la mia coscienza?; chi siete voi, con le vostre leggi e i vostri confini, per arrestare la nuova Antigone? Insomma «come può uno scoglio arginare il mare» della sua romantica compassione? Chissenefrega delle vite al dettaglio, deve aver pensato lei, men che mai di quelle degli sbirri italiani guidati dal fascistissimo ministro Matteo Salvini. Ma perfino i poveri disgraziati raccolti nelle acque internazionali, in tale ottica, sono niente più che un pretesto in carne e ossa per affermare la religione astratta dei diritti universali, non certo la cura concreta delle persone. È tutta una questione individuale innescata da una teoria seducente che precipita nella prassi egoriferita di una trentenne con le trecce rasta. E quella piega amara delle sue labbra è lo sfoggio d' una supponenza scagliata contro la noia di dover rendere conto di sé, e quale sé!, alle autorità. SUPER-EGO A guardarla bene, con la canottierina nera da piratessa, il braccio destro alzato con fierezza nel saluto ai suoi seguaci mentre gli uomini in divisa la portavano via, Carola appare come una specie di eterna fanciulla vittima della scuola Montessori e caduta nella pozione magica di un villaggio barbarico del nord Europa: uno di quei luoghi misteriosi nei quali la realtà cede il posto alla fiaba gotica e ogni pensiero diventa un assoluto, il prologo di un' ordalia, il dettaglio decisivo del Götterdämmerung. La signorina Rackete è dunque l' interprete speciale di un quotidiano crepuscolo degli dèi nel quale mette in scena la lotta ai ferri corti del suo presunto bene contro il male rappresentato dalla complessità del reale. E la dura, esecrabile verità del commercio d' anime e corpi su cui ingrassano gli scafisti nordafricani? E la sovranità degli Stati contemporanei? E la possibilità, anzi la necessità di mediare in modo adulto fra le posizioni che si contendono il successo anziché sfidare il potere? Dettagli fastidiosi e insignificanti, per Carola che è chiamata a salvarci dalle tenebre. Buon per lei e per il suo super-ego. Pessimo, invece, per chi ne calca le sciagurate impronte. Perché la capricciosa Antigone germanica non sconterà il fio delle sue responsabilità, per sua fortuna, mentre i suoi improvvisati seguaci a corto d' idee finiranno sommersi dal ridicolo. di Alessandro Giuli