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Maria Luisa Iavarone: "Avremmo bisogno tutti di maggiore silenzio e attenzione interiore"

Giulio Bucchi
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Se dovessi sintetizzare il mio stato d'animo attuale in una sola frase direi che ho bisogno di silenzio e di attenzione interiore. Ebbene si, dopo tanto clamore mediatico legato alla storia che mi ha riguardato, dopo molto impegno sociale e civile, dopo innumerevoli iniziative, dibattiti, convegni, dichiarazioni pubbliche ed interviste, sento bisogno di Silenzio ed Attenzione. Sostantivi molto distanti dal modo di vivere attuale che ci impone ritmi incalzanti, bisogno di dire, di fare, di essere sempre rapidi, sbrigativi, performativi. Eppure, questo modo di essere, apparentemente iper-concludente, comprime le opportunità di riflessione e di ascolto di se stessi e degli altri, generando una diffusa difficoltà a fronteggiare realmente i problemi dell'esistenza e i dilemmi della coscienza. Per comprendere il senso del nostro stare al mondo abbiamo bisogno di tempo, affinché quello che vediamo e viviamo si depositi dentro di noi e quindi interagisca con le nostre vite per produrre un miglioramento del modo di vivere. Molti attraversamenti di vita hanno bisogno di capacità di discernimento del meglio, non solo per sé stessi ma anche per gli altri e questo richiede “attenzione interiore”; una capacità che si coltiva solo se si ha voglia di contribuire alla costruzione del bene comune. Per fare tutto questo è indispensabile stimolare una sorta di metodo di scrematura che consenta di distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, l'opportuno dall'inopportuno, il lecito dall'illecito. Questo lavoro richiede tempo e spazio di riflessione. Quei tempi e quegli spazi di cura educativa che stiamo provando a riservare agli allievi del Master dell'Università Parthenope per “Educatori sportivi per la prevenzione del rischio” attraverso un percorso formativo fatto di incontri con territori e comunità, testimoni privilegiati ed operatori di frontiera, progetti ed azioni di cambiamento concreto, affinché si sentano più forti di sostenere la rinnovata responsabilità di educare. Aiutare a far ricentrare il proprio baricentro interiore a ragazzini che vivono nel rischio e spesso si rendono responsabili di atti gravissimi, significa accompagnarli a rivolgere lo sguardo verso se stessi che è prima di tutto un atto di cura di sé; una scelta egoistico-altruistica senza la quale nessuna assunzione di responsabilità verso il proprio futuro appare possibile. di Maria Luisa Iavarone

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