Il delirio di Dario Fo: "Mi censurano per colpire il Papa"
L'Auditorium vaticano non mette in scena uno spettacolo della Rame. E lui lo spiega così: "Complotto contro Francesco"
Aldo Grasso non ha digerito le "lacrime" di Dario Fo per il "no" ricevuto dal Vaticano per il suo spettaccolo su Franca Rame che doveva tenersi nell'Auditorium di via della Conciliazione. Così Grasso sul Corriere bastona Fo e gli ricorda che la storia della "censura" è un suo vecchio cavallo di battaglia usato "per fare fortuna": "A Fo piace giocare al censurato perché sa bene che la censura, questo demone insolente e capriccioso, è stata la sua fortuna. Fin dai tempi di Canzonissima 1962, quando se ne andò dalla Rai perché una sua gag sulla sicurezza nei cantieri edili era stata censurata. Se Fo e Rame avessero continuato, forse li avremmo confusi con Alberto Lionello e Lauretta Masiero, Corrado e Raffaella Carrà. Quella censura, invece, è stata la loro fortuna", scrive Grasso. Insomma Fo ormai ha pesro la testa. Qui di seguito Mario Giordano prova a capire perchè Fo grida al "complotto". Ecco l'articolo di Mario Giordano. C'è un complotto. Ma sicuro. Contro Dario Fo. L'attore lo ha denunciato con forza in una indimenticabile intervista all'Unità. C'entrano il Vaticano, le forze oscure della Chiesa, forse anche la mafia, la massoneria, di sicuro lo Ior, le banche, i poteri forti del capitalismo internazionale, è ancora incerto il ruolo dei Templari, dei Cavalieri di Malta e del Capitan Findus, ma di sicuro sono invischiati i cardinali con le catene d'oro e forse anche Macchianera, Dylan Dog e il cugino di Zagor: tutti insieme per fare che? Per impedire la rappresentazione nell'Auditorium di via della Conciliazione dello spettacolo dell'attore. Non ditelo a nessuno, ma questo piano diabolico, questa gigantesca macchinazione, ha un unico obiettivo: colpire Fo per colpire il Papa. Non ve l'aspettavate eh? In effetti. Contro il Pontefice potevano usare tanti metodi, questi maestri delle trame occulte. Hanno scelto il più efficace: non mandare in scena uno spettacolo teatrale. Pensate come sono malefici. Pensate come sono pericolosi. Ora capisco che, messa così (come l'ha messa Fo), la vicenda vi possa apparire incomprensibile, soprattutto se non avete ancora bevuto un paio di bicchieri di grappa. E allora cominciamo dall'inizio. Cioè dalla notizia dell'altro giorno: l'Auditorium vaticano di via della Conciliazione decide di non inserire nel suo cartellone l'opera di Franca Rame, scritta sulla base della sua esperienza da senatrice e messa in scena, dopo la sua morte, dal compagno, Dario Fo appunto. Voi direte: embeh? In effetti, a rigor di logica, ogni teatro può mettere in cartellone quello che gli pare: uno ha Montesano, uno ha Brignano, quell'altro ha Gigi Proietti. Però attenzione: Dario Fo lo devono avere tutti. Tutti quelli che decide lui, naturalmente, il premio Nobel con lo sbuffo a sinistra. Perché se per caso uno non accetta il diktat, diventa immediatamente un censore. Un fascista. Un nemico della libertà. Non è straordinario? Dario Fo, evidentemente, ha il diritto divino di essere messo in scena. E chi lo nega, finisce sotto accusa. Se, per dire, non metti in scena Pirandello, fai una libera scelta. Se non metti in scena un'opera di Goldoni, fai un'altra libera scelta. Se preferisci Shakespeare al musical di Massimo Ranieri, fai un'altra libera scelta. Ma se non metti Dario Fo, no, ecco: lì diventi subito un dittatore. L'emulo di Pinochet. Un figlio della Gestapo. Un pavido epuratore. Così il pensiero sedicente democratico addita l'Auditorium di via della Conciliazione al pubblico ludibrio. E poco importa se l'Auditorium aveva da poco mandato in scena il Mistero Buffo del medesimo Fo dimostrando di non aver nessuna paura dal genio dell'attore (al massimo, quello che fa paura, è che il genio non si vede più). Poco importa: chi non mette in scena Fo dev'essere per forza un censore. Vi pare possibile? Magari quell'opera di Franca Rame, con rispetto parlando, è brutta. Magari non è piaciuta. Magari chi organizza la stagione ha semplicemente pensato che ce ne fossero di migliori. Il Dario furioso, però, non prende in considerazione queste ipotesi. E passa all'attacco. Il fatto è che una volta, di fronte a episodi come questo, si accontentava di gridare alla censura. Ora no. Più avanza l'età, più aumenta l'ego, evidentemente. E per contenere tutto l'ego del premio Nobel ci vuole, a questo punto, niente meno che un complotto internazionale. Eh sì. Perché Fo non si limita a dire che si è trattata di una scelta liberticida del gestore di un teatro. Macché: elabora una teoria complottistica del quarto tipo, e comincia a parlare di «geometria del potere», trame oscure, intrighi di corte e relazioni planetarie, che hanno al centro sé medesimo e Papa Francesco, ovviamente in quest'ordine di importanza. Il discorso è così zeppo di dietrologie che lo stesso intervistatore dell'Unità lo sfotte un po' chiamandolo Django Fo. Poi riassume così: «Questa è una trama che spedisce Dan Brown a fare il contadino». Nell'attesa dei primi prodotti dell'orto di Dan Brown, ci accontentiamo di assaggiare le bufale di Django Fo. Il quale, nella sua infinita modestia, è convinto che Papa Francesco si muova nelle sue decisioni strategiche lungo le linee tracciate da lui medesimo, Fo in persona. Proprio così: il Pontefice starebbe realizzando il cristianesimo secondo Dario. Davvero. Lo dice lo stesso Dario. Come non credergli? L'attore, nell'intervista sull'Unità, descrive il Pontefice come una specie di Che Guevara appena un po' meno pistolero, nemico del denaro più che del peccato, seguace convinto dell'unica religione possibile, cioè quella dell'anticapitalismo. Per questo – conclude - le forze oscure del male vogliono fermarlo. E per fermarlo, che fanno? Ovvio: in attesa di ucciderlo, come hanno fatto con Papa Luciani, cominciano a colpirlo duro negli affetti più cari. Gli censurano Dario Fo. Ecco svelato il complotto. Ecco svelata la diabolica macchinazione. E adesso portatemi altre due grappe così sembrerà anche a me di aver scritto un articolo sensato. E se il direttore non me lo pubblica griderò alla censura. Alla trama internazionale. Sicuro: vogliono colpire me per affossare definitivamente il potere venusiano. E l'avvento dei saturnini. Se credete a Fo, potete credere anche a me. Cin cin. di Mario Giordano