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Selvaggia Lucarelli: cronaca della mia relazione con un marito in affitto

Da single mi mancava solo una cosa: uno che facesse la spesa e mi aiutasse a casa. L'ho trovato negli annunci e il bello è che ha una moglie da cui tornare

Giulio Bucchi
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Ogni tanto mi domandano come sia crescere un figlio senza un marito, un fidanzato, un convivente. Senza una figura maschile con cui assaporare la bellezza e i limiti della quotidianità, pianificare le vacanze, discutere la sera a cena, fare progetti di allargare la famiglia. La mia risposta è sempre la stessa: «Me la cavo bene in tutto, ma mi manca qualcuno con cui condividere i momenti felici». Che poi è una di quelle citazioni che si possono trovare tranquillamente nel Buongiorno di Gramellini, nella Buonanotte di Riotta su twitter, così come in un discorso di Letta o nei Baci Perugina e nessuno ne rivendicherà mai la paternità perché tanto è probabile che fosse già incisa sul muro di qualche grotta del paleolitico accanto ai disegni di scene di caccia e alle frasi «L'amore arriva quando non lo cerchi» e «Chiusa una porta s'apre un portone».  Ecco, è venuta l'ora di fare coming out. Non è vero che mi manca un uomo con cui condividere i momenti felici. Ho amiche, amici, famiglia e figlio con cui condividere i momenti felici. Ho anche i social network con cui condividere i momenti felici, così prendo pure due piccioni con una fava: faccio gioire gli amici e rosicare i nemici. E poi si sa, a un uomo dici: «Tesoro, sono stata promossa al lavoro» e il massimo della condivisione del momento felice sarà: «Quindi dovrò andare io a prendere i bambini a scuola?». La verità è che molto più onestamente, semplicemente, pragmaticamente, a me manca un uomo che mi porti la cassa da sei bottiglie d'acqua al supermercato. È in quel momento lì, quello in cui devo percorrere la distanza tra la cassa dell'iper e il portabagagli della mia macchina, che sento la lancinante mancanza di una figura maschile al mio fianco. Mi trascino tenendo sei buste nella mano sinistra con i manici di plastica che cominciano ad avvitarsi su se stessi ogni volta che la scatola di pelati sbatte sul mio stinco e il mio dito indice viene stretto in una morsa letale, col sangue che non affluisce più, e rifletto. Mi trascino con le sei bottiglie d'acqua da una parte e il dito blu dall'altra e in un rigurgito di puro romanticismo penso che sì, non avere un marito è proprio brutto. L'ho pensato spesso, a dirla proprio tutta, in questi ultimi anni. L'ho pensato quando hanno regalato la Wii a mio figlio e ho trascorso sedici giorni alle prese con la sincronizzazione del telecomando con la console Wii e alla fine il telecomando era sincronizzato con il microonde, il Silkepil e il mio calendario mestruale ma di avere un dialogo con la Wii non ne voleva sapere. Mi è mancato un marito quando mi si è inchiodata la caldaia e la caldaia era sul terrazzo chiusa in una cassetta d'acciaio e la cassetta d'acciaio si apriva solo con una chiave inglese delle dimensioni di uno stuzzicadenti per cui sono andata in un negozio di bricolage e ho comprato un set da 34.234 chiavi inglesi per trovare quella giusta, set che credo non abbia mai posseduto neppure l'intera banda della Magliana e affiliati vari. Mi è mancato un  marito quando mi si è rotto lo sportelletto del congelatore e ho ritenuto la riparazione superflua col risultato che nell'intero frigorifero si sono raggiunte le temperature del circolo polare artico e per fare una pasta in bianco a mio figlio per mesi ho dovuto spaccare il burro col rompighiaccio. Mi è mancato un marito quando si è rotta la vecchia  tv  e non sapevo come liberarmene perché ora fanno le tv al plasma, prima facevano quelle che dopo averle spostate avevi bisogno di tre sacche di plasma e due giorni di camera iperbarica. Ma ho sentito la mancanza di un marito anche quando s'è rotto il tubo della doccia e ogni volta che aprivo l'acqua facevo più spruzzi degli irrigatori automatici del golf dell'Olgiata. O quando s'è fulminato il neon del bagno o s'è incastrato il filo della tapparella o è venuta giù la mensola del bagno.  Insomma, l'amore mi è mancato nei momenti che contano. E parlo al passato non a caso, perché l'agonia della solitudine davanti a rubinetti gocciolanti è finalmente finita. Ho trovato un marito. Anzi, ne ho trovati molti. E il vantaggio è che con questi mariti non solo non ho doveri coniugali, ma hanno già una moglie con cui condividere i momenti felici. Con me, devono condividere solo le scocciature. Anzi, se le devono sorbire loro. Sto parlando dei mariti in affitto. Si trovano su «Secondamano» e vari giornali di annunci, su facebook, su www.ilmaritoinaffitto.it e perfino su «Groupon», dove al momento, due ore in compagnia del marito di un'altra, ti costano 19 euro anziché settantadue. Che voglio dire, se uno pensa a quanto possono costare d'avvocato anche solo dieci minuti col marito di un'altra e senza neppure che ti imbianchi mezza parete, è già un affare. I mariti in affitto sono quei mariti che noi tutte, una volta nella vita, abbiamo invidiato a un'amica: quelli che potano le siepi che manco Edward mani di forbice, che dipingono la cassetta delle poste e fanno pure i ghirigori sulle iniziali, quelli che hanno la cassetta degli attrezzi e il barbecue sempre pulito e riparano tetti, caldaie, tagliaerba, frullatori, aerei telecomandati e torri di raffreddamento di centrali nucleari senza battere ciglio. Li chiami, loro ti arrivano a casa, fanno quello che un marito dovrebbe fare gratis e se ne tornano dalla moglie. Che detta così può suonare  male, ma è la svolta della mia vita. Nel mio listino sentimentale ormai il prezzo per una mensola dritta può essere al massimo 25 euro l'ora, non certo un matrimonio.  E poi diciamolo: è una vita che gli uomini ci pagano per il piacere, era nell'ordine delle cose che noi finissimo per pagarli per il dovere. Il contrario non potrebbe mai accadere: noi le rotture di balle, in casa, ce le smazziamo da sempre gratis. P.s. sul sito maritoinaffitto.it ci sono anche le foto dei maghi del fai da te. E vi dirò: per un paio non solo farei una proposta d'affitto, ma potrei anche accendere un mutuo. di Selvaggia Lucarelli

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