Alessandro Di Battista, la crociata contro i soldi di Lucia Annunziata: smascherato da una lettera
In Rai sta per scoppiare un nuovo caso su Licia Annunziata e su tutti quei giornalisti Rai che, come lei, lavora al momento per un altro gruppo editoriale, in questo caso per il Gruppo Gedi, già di Carlo De Benedetti. In una lettera di fuoco anticipata da Dagospia, la Annunziata, oggi direttore di Huffingtonpost e conduttrice di In mezz'ora su Raitre, chiede spiegazioni al presidente della Vigilanza Rai, Alberto Baracchini, e ai vertici Rai sull'ultima crociata lanciata dal grillino Alessandro Di Battista, seguito a ruota dal direttore di Rai 2 Carlo Freccero, intenzionati a svelare "i compensi di tutti i giornalisti che lavorano per il Gruppo Espresso e che conducono o sono ospiti di programmi Rai". Leggi anche: Annunziata demolisce Conte: "Perché parla sempre al futuro" Visto che, come sottolinea la stessa Annunziata, i giornalisti con le caratteristiche ricercate da Freccero e Di Battista sono appena due, e una di queste è proprio lei, chiede nella lettera altrettanti chiarimenti. A cominciare proprio dalla richieste di conoscere i compensi, che in realtà sono già pubblici: "Ho aderito, con una dichiarazione ai giornali, alla legge che pone un tetto ai compensi dei giornalisti della Rai. L'ho fatto nonostante non sia dipendente ma collaboratore con contratti a scadenza. Ho anche rifiutato un consistente bonus di diritti di immagine che si potevano mantenere anche dopo il taglio". La Annunziata poi si chiede perché andare a caccia solo dei giornalisti che lavorano per Repubblica, l'Espresso e Radio Capital. La risposta era già stata in qualche modo data da Freccero: "La Rai non è cambiata - aveva detto il direttore di Rai 2 - ma è sotto il controllo ideologico del gruppo De Benedetti". Un attacco che la Annunziata non ha intenzione di tollerare: "Siamo dunque agenti 'nemici'? Cosa dice l'Azienda? Se così fosse, infatti, se davvero si stabilisse che siamo agenti nemici e non giornalisti, sarei io la prima a prendere le misure necessarie, lasciando la Rai. Come del resto ho fatto due volte nella mia storia lavorativa a viale Mazzini".