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Quando Amato diede 2 mln di euro alla figlia di Salvo Lima

Giuliano Amato

L'ex ministro con questa cifra, nel 2006, la figlia del luogotenente di Andreotti, ucciso nel '92

Nicoletta Orlandi Posti
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Non si tratta assolutamente di un indennizzo illegale. La premessa è doverosa per raccontare la storia che ha tirato fuori Il Fatto Quotidiano e che riguarda Susanna Lima, la figlia primogenita dell'eurodeputato Dc assassinato nel '92 a Palermo, e Giuliano Amato. Il dottor Sottile nel 2006 era ministro dell'Interno del governo Prodi ed era lui che sborsò alla primogenita del luogotenente di Giulio Andreotti in Sicila la stratosferica cifra di 1 milione e 815mila euro come risarcimento dei danni causati dalla morte del padre. Quasi due milioni di euro prelevati dal Fondo di rotazione che la legge 512 del '99 ha creato per i familiari delle vittime di mafia e terrorismo che si sono costituiti parte civile nei processi. Susanna Lima, però, fa notare il Fatto, nella lista di quei parenti da indennizzare e che prendono 1.800 euro al mese, non c'è mai entrata, perché non ha mai chiesto di farne parte perché dallo Stato ha ricevuto un "tesoro" ben più prezioso, il più alto mai dato alle vedove, ai figli, ai parenti dei morti per mano mafiosa.  La beffa - L'erogazione che, sul piano formale, appare rispettosa dei requisiti richiesti dalla legge 512, suona, però  come una beffa - puntualizzano Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza - se si legge la sentenza della Corte d'assise di Palermo che, nel 1998, condannando gli assassini di Lima, specificava, nero su bianco, come l'eurodeputato Dc fosse stato assassinato perché non era riuscito a mantenere “l'impegno affinché l'assegnazione del ricorso per Cassazione del maxi-processo venisse affidata alla prima sezione penale”, presieduta da Corrado Carnevale, che avrebbe provveduto “secondo le aspettative di Cosa Nostra, all'assoluzione della commissione provinciale”.  Picche - Nella sentenza, scrive Il Fatto, "i giudici consegnano il ritratto di un notabile che, pur non essendo uomo d'onore, è “vicino” ai poteri mafiosi e che viene assassinato solo quando Cosa Nostra lo ritiene responsabile di non essersi speso abbastanza per l'assoluzione degli imputati del maxi-processo". Per questo motivo, quando il 5 maggio 2010 Giulia Maria Lo Valvo e Marcello Lima, la vedova e il figlio dell'eurodeputato Dc, chiesero anche loro di accedere ai benefici della legge 302 del 1990 per le vittime di mafia e terrorismo, la loro richiesta viene respinta. Dopo una rapida istruttoria, infatti, il ministro degli Interni Roberto Maroni, richiamandosi allo sbarramento previsto dalla norma che prevede come requisito fondamentale “la totale estraneità del soggetto leso ad ambienti e rapporti delinquenziali", rispose picche. No allo status di familiari di una vittima della mafia, dunque, ma sì al rimborso milionario. 

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