Feltri ammette: "Berlusconi mi stava antipatico"
Nel nuovo libro del fondatore di "Libero" il retroscena del primo incontro con il Cav: "Non mi andava a genio"
Vittorio Feltri nel nuovo libro Una Repubblica senza Patria (scritto insieme a Gennaro Sangiuliano) rivela un retroscena inedito sul suo rapporto con il Cavaliere. Lui, berlusconiano di vecchia data, mette nero su bianco di quanto, all'inzio, Silvio Berlusconi gli fosse particolarmente antipatico. "A me questo faraone che prende tutto ciò che vuole non può in nessun modo andare a genio", ammette Feltri nel gustosissimo racconto che chiude il libro. "Siamo legati a una strana idea della politica", scrive ancora il direttore. "Non la consideriamo lo strumento che dovrebbe permetterci di vivere meglio, ma una religione, nei confronti della quale c'è solo fede cieca e nessuna voglia di ragionare. Si procede senza valutare il proprio interesse, comportamento tipico di un Paese che non sa cosa sia la Patria, quindi ci si attacca a un partito, a una confessione religiosa, talvolta al calcio. Tutto, pur di non riconoscersi come popolo unico e come patria". La storia - Il libro, edito da Mondadori, ripercorre le vicende fondamentali dall'8 settembre del 1943 ad oggi. Un intreccio di storia politica, economica e sociale, dove spesso tutto si muove su un doppio binario, uno evidente l'altro carsico: "La divisione in ducati, signorie, contee e parrocchie ci ha lasciato dentro l'animo del suddito. E un suddito non avrà mai come scopo il bene della comunità, baderà soltanto a salvarsi dalle intrusioni del principe prepotente". La matrice che unisce tutte le esperienze politiche italiane è la divisione, la mancanza di un visione condivisa della Stato e dello sviluppo economico e culturale della nazione. Una storia caratterizzata da divisioni politiche e ideologiche che preludono a due Italie sullo stesso suolo, e che in un certo momento storico sarebbero anche potute diventare due Stati: la destra democristiana e 'filoamericana' e la sinistra comunista e 'filosovietica'.