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Secolo d'Italia, la Fondazione AN pensa al salvataggio

Italo Bocchino

La fondazione An vuole foraggiare il quotidiano. Ma all'orizzonte restano lo stato di crisi e i tagli

Luciano Capone
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Da molto tempo il Secolo d'Italia, storico quotidiano della destra post-fascista italiana, naviga in cattive acque. Solo qualche settimana fa i giornalisti avevano protestato contro la Fondazione Alleanza Nazionale che gestisce il grande patrimonio della destra per “il mancato pagamento dello stipendio di settembre e l'assenza di chiarezza sulle prossime mensilità”. Dopo tante riunioni andate deserte e l'incertezza sull'utilizzo dell'eredità di Alleanza Nazionale, pare che la Fondazione abbia deciso di salvare il quotidiano, probabilmente per usarlo come punto di aggregazione per ricostruire un soggetto di destra in vista della scissione del Pdl. Il compito non è comunque facile, visto che negli ultimi due anni le perdite hanno superato i due milioni per ogni esercizio. Inoltre, con l'abbandono della carta stampata e la pubblicazione solo sull'online, non ci sono molti costi da tagliare a parte il personale. E infatti l'unica via per il salvataggio è l'ingresso in stato di crisi e quindi un piano di prepensionamenti e di riduzione degli stipendi. E a farne le spese potrebbero essere tra gli altri anche pezzi grossi come Italo Bocchino, Mario Landolfi, Gennaro Malgieri e Silvano Moffa, storici parlamentari di Alleanza Nazionale non rieletti che sono tornati a pesare sui bilanci del giornale proprio nel suo periodo più nero.

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