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Il tesoretto di Boldrini e Bindi

Laura Boldrini e Rosy Bindi

Cara poltrona: Boldrini e Bindi avranno a disposizione una montagna di euro

Andrea Tempestini
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Prima sorpresa del bilancio della Camera 2013 che Laura Boldrini ha appena dato alle stampe. C'è una riduzione di 50 milioni di euro della dotazione del ministero dell'Economia, come ha annunciato l'attuale presidente dell'assemblea di Montecitorio. Ma non un centesimo di quei 50 milioni viene dai tagli sventolati in questa legislatura: l'intera riduzione è dovuta a una decisione di inizio 2012 dell'ufficio di presidenza guidato da Gianfranco Fini. L'abbiamo criticato tante volte su queste colonne, questo taglio ai costi della politica è invece merito suo da riconoscergli. Grazie a quella scelta vengono sfrondati numerosi capitoli di spesa della Camera dei deputati. Non tutti, perché c'è qualcuno che trova a sorpresa un tesoretto. E fra i pochi, svettano due donne. La prima è proprio il presidente della Camera, che per la prima volta si trova a disposizione un fondo dedicato di 250 mila euro (a cui potranno attingere anche i vicepresidenti se tocca loro) dentro un capitolo di nuova istituzione per le spese di cerimoniale.  L'altra donna fortunata è Rosy Bindi che si trova una dotazione di 300 mila euro contro i 165 mila euro precedenti per le spese di funzionamento della commissione bicamerale antimafia che fra mille polemiche è stata ora chiamata a guidare. Un aumento del tutto ingiustificato nel bilancio 2013 dell'assemblea di Montecitorio rispetto all'anno precedente: quest'anno la commissione antimafia non ha lavorato praticamente per 8 mesi, visto che non era nemmeno stato eletto il presidente. Nella migliore delle ipotesi lavorerà a novembre e dicembre e rispetto al 2012 non avrebbe dovuto spendere che il 10% della dotazione di allora, che invece è stata raddoppiata. Non spenderà di sicuro quei soldi, ma la Bindi non li perderà: se li troverà come residui da utilizzare nel 2014 insieme alla nuova dotazione, che è già stata prevista (anche nel 2015) di 300 mila euro. La commissione antimafia per altro è la sola bicamerale insieme a quella di inchiesta sul ciclo dei rifiuti a vedersi aumentare la dotazione. Mentre per la Bindi però ci sono 135 mila euro in più, per le inchieste sui rifiuti si passa da 150 a 160 mila euro, con un incremento di appena 10 mila euro. Decimata invece la dotazione della bicamerale di inchiesta sugli errori in campo sanitario, che passa da 100 mila a 5 mila euro. Le spese extra (traduzioni e consulenze)  per tutte le bicamerali vengono ridotte da 275 mila a 190 mila euro. Quelle per le commissioni ordinarie, le giunte e i comitati scendono da 605 mila a 405 mila euro secondo la tendenza generale a ridurre i costi del Palazzo. Solo per la Bindi viene creato il tesoretto. Anche la Boldrini in qualche modo va controtendenza. Prima di tutto perché le spese per il cerimoniale non solo non vengono tagliate nel complesso, ma in controtendenza passano da 710 mila a 740 mila euro, con un incremento di 30 mila euro. Le spese di rappresentanza in origine erano indistinte: 665 mila euro. Ora diventano 415 mila euro da dividersi fra personalità minori che rappresentano la Camera fuori dal palazzo, e di 250 mila euro per la Boldrini e chi eventualmente fosse chiamato a sostituirla. In più le spese di missione del cerimoniale salgono da 45 a 75 mila euro: si vede che ai nuovi vertici della Camera piace viaggiare fuori confine ancora più di quel che avveniva con Fini (che si capiva meglio:era stato ministro degli Esteri).  La Boldrini però ci tiene molto all'immagine della Camera, e quindi su questi capitoli non ha fatto operare le forbici. Tanto è che una delle poche altre voci ad essere incrementata rispetto all'epoca di Fini è quella del capitolo sulle «spese per iniziative di comunicazione e informazione», che cresce da 3,545 a 3,87 milioni di euro. Un aumento di 335 mila euro anche in un anno in cui tutti tirano la cinghia. Rientrano nell'operazione di rafforzamento dell'immagine dell'istituzione anche le spese «per il potenziamento e il collegamento delle strutture di supporto del Parlamento nonché per il potenziamento delle attività di analisi di politica internazionale». E infatti crescono addirittura del 360,82% rispetto al 2012, passando da 125 mila euro a 576.020 euro. di Franco Bechis

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