Marcello Veneziani: "La destra? Silvio Berlusconi è ormai passato, mentre Matteo Salvini non basta"
Il centro-destra per come lo conosciamo non esiste più. Non è solo il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, a pensarlo, ma anche Marcello Veneziani. Il giornalista individua il problema: "C'è chi è ancora aggrappato alla storia precedente, è andato al potere, con quella formula. E davanti al declino vistoso e irreversibile di Berlusconi pensa e soprattutto spera che il berlusconismo sopravviverà al suo Artefice. E invece i partiti personali, le monarchie senza eredi, finiscono col Re". Quindi come la mettiamo con l'Italia? "Dovrà sorgere qualcosa, qualcuno in grado di ereditare i residui di quel regno ma con una prospettiva, un disegno, e leader credibili e non semplicemente luogotenenti, cortigiani e maggiordomi del Capo. Chi si sforza di tradurre quell'area in termini di idee, chiama quell'area liberale e moderata. Ma quella formula, in realtà, era stata solo un collo di pelliccia con cui adornare la monarchia populista di Berlusconi, il cui centrismo in realtà era un ego-centrismo", continua Veneziani sulle pagine del quotidiano Il Tempo. Leggi anche: "Il sovranismo ci salverà", parola di Marcello Veneziani Ma per lunghi anni quel leader, antagonista della sinistra e alleato di forze non moderate né liberali come la destra nazionale e la Lega, ha funzionato. Ora però lo scontro si fa più complicato e Berlusconi non può pensare di vincere ancora, perché quella contro le forze sovraniste è una guerra persa, anche in termini di numeri. "Berlusconi probabilmente è passato alla storia, e non solo alla storia del gossip e della cronaca giudiziaria; ma è ormai passato in politica, passato remoto. E la constatazione va fatta senza amore e senza odio, come un dato di fatto - rivela lo scrittore - Berlusconi è finito lungo questi sette anni che ci dividono dal suo ultimo governo che un mezzo golpe bianco, italo-europeo spodestò". Leggi anche: Veneziani spiega la nuova sinistra Il problema per Veneziani è trovare un nome in grado di sostituire quella leaderhip e quella formula politica: "Finché parliamo di Salvini come leader e della Lega come forza principale, ci limitiamo solo a una realistica considerazione di fatto. È oggi in testa ai sondaggi, ma quella forza "sovranista", oltre l'alleato minore la Meloni e qualche frammento di Forza Italia, tipo Toti, dovrà considerare permanente l'alleanza coi grillini nel nome del populismo anti-establishment? - continua - E qui nascono le preoccupazioni per un alleato così diverso, così inadeguato, così inaffidabile. Abbiamo già detto che il grillismo è lo stadio infantile del populismo, poi c'è il sovranismo della Lega che è la sua versione media; manca un livello più adulto, una visione matura, in grado di governare, cambiare le cose nel nome di un disegno politico, culturale e ideale". E se, per il giornalista, la sinistra come la destra hanno una loro storia, nonostante siano categorie vecchie e inservibili, non si può dire lo stesso del centrodestra che "fu solo una formula di governo, un cartello elettorale, una coalizione intorno a un capo".